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giovedì 10 gennaio 2013

Il carisma dell'appartenenza

GAETANO di THIÈNE SCATIGNA MINGHETTI

IL CARISMA DELL'APPARTENENZA

ORGOGLIO E IDENTITÀ IN DUE
TESTIMONIANZE ARALDICO-NOBILIARI
NELLA STORIA FEUDALE
DI CEGLIE MESSAPICA



Estratto della prefazione

PREFAZIONE
Degli Sanseverini Fabrizio 
Al fabro diè per l'estive 
Gioie il marmo scabro 
1602

La targa-memento che sovrasta in maestà il vasto portale carrabile, a tutto sesto, a bugne convesse, che consente l'accesso alla corte del castello ducale di Ceglie Messapica, sta lì a ricordare con l'orgoglio identitario della casta aristocratica, che l'immenso maniero del demo messapico è debitore della propria cifra architettonico-strutturale, specialmente ad una delle sette famiglie più cospicue ed influenti del Regno Meridionale la quale, per alcuni secoli, ha dominato il feudo che, nel corso del tempo, ha conosciuto la signorìa di varie casate, tutte di alto lignaggio genealogico ed araldico e tutte politicamente potenti nell'Italia del Mezzogiorno peninsulare quali i Drimi, i de Tuzziaco, i Pipino, i Brancaccio, gli Scisciò, i Pignatelli, i Dentice e, quindi, al tramonto dell'età medievale, i Sanseverino.
Infatti, entrando nell'ampio atrio che si raccorda per il tramite di un androne con la breve via sulla quale prospetta la Collegiata-Chiesa progettata dal regio tavolario, il napoletano Giovanni Battista Broggia, venuto a Ceglie per l'apprezzo del feudo, si può avere la piena contezza della perenne impronta conferita all'antico maniero - il suo primo nucleo, una postazione militare certamente di origine bizantina, viene fatto risalire all'anno mille dell'era cristiana, allorché gli abitanti della magno-greca Kailìa, abbandonata l'astis, si arroccarono sull'acropolis per meglio difendersi dagli attacchi di alcuni popoli predoni, quali i Longobardi, i Goti e i Visigoti, gli Agareni e i Saraceni, dando quindi vita all'attuale nucleo urbano che ancora oggi costituisce il centro storico della città messapica - dalla Casa dei Sanseverino per "segnare" il passaggio del castello, nell'incipiente stagione umanistico-rinascimentale, da severa struttura militare a sontuoso palazzo baronale.