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giovedì 18 febbraio 2016

Investimenti per l'ex ospedale di Ceglie

“Siamo ad una vera svolta che non ci consente alcun altro tipo di ragionamento, né di campanile né di altra natura, se non quello ispirato a criteri di territorialità, solidarietà ed economicità. Con l’ultimo piano di riordino sono state chiuse in Puglia molte strutture ospedaliere con l’intesa, con i territori, che sarebbero state riaperte con funzioni non ospedaliere ma sociosanitarie, soprattutto medicina del territorio. Molte cose di straordinaria importanza che prima venivano scaricate sugli ospedali, ad altissimo costo, ora potranno essere gestite in modo diverso, direttamente sul territorio”.

Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano presentando in conferenza stampa, martedì mattina presso il Consiglio regionale, il piano di investimenti (programmazione 2014/2020) di Fondi europei (FESR), per un totale di 404 milioni di euro, che permetterà alla Regione Puglia di sostenere il miglioramento e il potenziamento dei servizi di assistenza e cura extraospedalieri. 

La prima fase, avviata già a fine dicembre per una ricognizione dei fabbisogni,  in sintonia con gli organi tecnici dell’Assessorato al Welfare e del Dipartimento Salute, le Direzioni generali delle Asl e le are tecniche, ha consentito l’individuazione di 139 progetti, di cui 66 hanno una priorità alta e ammontano a più di 230 milioni di euro, 52 sono stati definiti con una priorità media e ammontano a circa 200 milioni di euro e 21 hanno una priorità bassa e si assestano sui 60 milioni di euro.

Tra quelli ritenuti prioritari per la provincia di Brindisi ci sono la riconversione degli ospedali di Mesagne e di Ceglie Messapica in Presidi territoriali di assistenza (Pta), con investimenti previsti rispettivamente di 8 milioni e di 7,5 milioni di euro.“
Fonte 1. Fonte 2.


+++COMUNICATO STAMPA+++

FONDI EUROPEI SANITÀ, GENTILE: NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE.


Squilli di tromba, rulli di tamburo per annunciare quello che già era stato programmato e avviato con la definizione del piano operativo 2007-2014 e confermato con la programmazione del settennio 2014-2020 approvata in quel di Bruxelles all'inizio dell'estate scorsa quando ancora la giunta Emiliano cominciava a muovere i primi passi.
Dunque nulla di nuovo accadrà nella nostra sanità che non sia stato ampiamente previsto nelle scelte del precedente Governo regionale.
Da Ceglie a Conversano, da Massafra a Triggiano, da Trani a Torremaggiore, da San Nicola a Monte Sant'Angelo (solo per citarne alcuni) sono a disposizione dei pazienti strutture territoriali (allocate prevalentemente in ex presidi ospedalieri) in grado di soddisfare la domanda di salute prevalente e la domanda di presa in carico delle persone (anziane e disabili) non autosufficienti.
Per non parlare delle tantissime strutture distrettuali nate ex-novo nei comuni più piccoli: da Accadia ad Ascoli, da san Nicola a Casamassima, ricordando anche gli hospice ed i centri risveglio già deliberati e non ancora realizzati per i ritardi nell'esecuzione di cui sono responsabili le Asl.
Il piano di riordino ospedaliero con le tipologie organizzative che oggi sono state ovviamente confermate e la rifunzionalizzazione dei nosocomi in strutture territoriali anche queste dimensionate per rispondere alla domanda di salute maggiormente rappresentata sono patrimonio della storia già scritta.
Insomma è bastato rovistare nel cassetto in alto a sinistra di quella che fu la scrivania degli assessori alla sanità per confermare, così come di fatto è avvenuto l'impianto complessivo del piano dei servizi nella nostra regione.
Parlare di investimenti in infrastrutture (di cui l'intero territorio regionale ha già beneficiato) che dovranno essere animate da nuove figure professionali tutte da reclutare con le procedure concorsuali relative alle ipotetiche deroghe che dovranno essere autorizzate così come avvenuto nel recente passato e che oggi sono state messe a concorso non significa aver cambiato il futuro delle politiche della salute.
Rivoluzione quella annunciata da Emiliano? Assolutamente no!
Piuttosto una resa, difficile da accettare (dopo l'annuncio reiterato di voler cambiare tutto) all'evidenza delle cose già fatte.
Buona fortuna dunque al presidente Emiliano con l'augurio sincero che i ritardi accumulati in questo scorcio di legislatura non facciano ritornare indietro la Puglia imbrigliandola in un nuovo piano di rientro del quale francamente vorremmo tutti farne a meno.