a Rita Santoro Mastantuono
Solo la luna bianca
Irrompe la solitudine
nel fragore della notte
Ed il silenzio cristallizzato
tra pareti senza voci
avaro persino di memorie
srotola paure
di vivere e morire
In altalene oscillanti
tra bave di nebbia
solo la luna bianca
ti regala un sorriso
Bimbi e guerre
Dove ancora spigolano fiabe
in albe tutte da modellare
ed a goccia a goccia
succhiano le labbra
la gioia d'immettersi in circuiti vitali
beffarda ad ogni attesa
per mani che non conoscono
levata di scudi
di quali bende nere
offuscherà la vista
la turbinosa caligine della Notte!...
Ed a brandelli il cuore
sotto cieli a brandelli
nel calpestio di solchi
che trasudano sangue.
Nè canta speranza
la fuga sulla montagna gelata
se da cunicoli d'ombra
mimetizzati fantasmi
sono pronti ad aggredire
nella notte che urla di mostri.
E la stanchezza emerge
di mordere radici come pane
pur nel labile sogno
che sia il tuono che accompagna la pioggia
quello che laggiù rumoreggia
e sempre più si avvicina.
Vaghezza che finisca all'indomani
il gioco perverso dell'uomo cattivo
per tornare ad appendere altalene
ai rami spezzati
e riempire di conchigliate d'acqua
le buche scavate nella terra.
Colori d'infanzia
tra veglie e paure
nel tornado
che ad un filo sottile sospende
il sorriso di un fiore
pur nel timore
di potersi immergere all'istante
in un sonno senza sponde
nella pozza vermiglia che slarga
ai margini della strada
magari vedendo in isola di cielo
ali di carta
che solcano il sereno
Rita Santoro Mastantuono, Per cieli d'albe, portofranco,1997
martedì 16 novembre 2010
Quando disertano le stelle
Avere tra le mani un libro di poesie mi provoca una sensazione particolare di levità e contemporaneamente di pesantezza dovute l’una alla esiguità delle pagine l’altra alla caratteristica propria della poesia che condensa in poco spazio molti significati con sfumature più o meno percepibili a seconda della propria sensibilità.
Da qualche giorno sto leggendo lentamente, per il piacere di vivere il momento della lettura in tutta la sua pienezza e per apprezzarne il più intimo significato, l’ultima silloge di Rita Santoro Mastantuono “Quando disertano le stelle”. Se vogliamo usare un linguaggio contemporaneo, “faceboocchiano”, sono molti i “Mi piace” che cliccherei sotto ogni lirica e, pertanto, vorrei condividerne una con voi.
Mimmo C.A. Barletta
BORGO ANTICO
Epifanie lunari
intarsianti lampioni dalla fioca luce
arroccato silenzio
piove sul sonno delle alcove
sui muri sgretolati
sulle piazzole deserte
ed incantata l’attesa
di porte dai cardini arrugginiti
spalancate al vento.
E quando le stelle
si affacciano ai balconi della notte
chiedono un sorriso
scambi di parole
e di antiche ombre disfatte
si animano le viuzze
e d’un riso
profumato di zenzero e basilico
traboccano le finestruole
e gli archi
spalancano le braccia
alla campagna che freme
in lontananza nel coro degli ulivi.
E già s’affaccia il giorno
un fumido passo d’alba
nel crocevia delle nuvole
e palpiti si addensano
a raggio che si sfalda nei crocicchi
mentre alla pietra
pirla il fuso
ed in filo traduce
il pennecchio dei giorni andati
arrotolati alla rocca della memoria.
Rita Santoro Mastantuono, Quando disertano le stelle, Antonio Dellisanti Editore, 2010.

Da qualche giorno sto leggendo lentamente, per il piacere di vivere il momento della lettura in tutta la sua pienezza e per apprezzarne il più intimo significato, l’ultima silloge di Rita Santoro Mastantuono “Quando disertano le stelle”. Se vogliamo usare un linguaggio contemporaneo, “faceboocchiano”, sono molti i “Mi piace” che cliccherei sotto ogni lirica e, pertanto, vorrei condividerne una con voi.
Mimmo C.A. Barletta
BORGO ANTICO
Epifanie lunari
intarsianti lampioni dalla fioca luce
arroccato silenzio
piove sul sonno delle alcove
sui muri sgretolati
sulle piazzole deserte
ed incantata l’attesa
di porte dai cardini arrugginiti
spalancate al vento.
E quando le stelle
si affacciano ai balconi della notte
chiedono un sorriso
scambi di parole
e di antiche ombre disfatte
si animano le viuzze
e d’un riso
profumato di zenzero e basilico
traboccano le finestruole
e gli archi
spalancano le braccia
alla campagna che freme
in lontananza nel coro degli ulivi.
E già s’affaccia il giorno
un fumido passo d’alba
nel crocevia delle nuvole
e palpiti si addensano
a raggio che si sfalda nei crocicchi
mentre alla pietra
pirla il fuso
ed in filo traduce
il pennecchio dei giorni andati
arrotolati alla rocca della memoria.
Rita Santoro Mastantuono, Quando disertano le stelle, Antonio Dellisanti Editore, 2010.
