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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

sabato 14 giugno 2008

Uno studio sui proverbi cegliesi - 2

Presagi e proverbi meteorologici nel sapere contadino di Ceglie Messapica


Cosimo Francesco Palmisano


Riflessioni-Umanesimo della Pietra, Martina Franca, Luglio 1998 



Il bello e il cattivo tempo nei presagi della campagna


 


È in campagna più facile riscontrare la so­pravvivenza di una mentalità magica, che un tempo aveva maggiore consistenza e che, oggi, resiste con sempre maggiore fatica all'assalto delle macchine e dei sistemi di produzione del­l’industria, applicati all'agricoltura. La soprav­vivenza, secondo l'antropologo inglese Edward Burnett Tylor, innalza tuttora in mezzo a noi monumenti primordiali di pensiero e di vita. 5


I presagi meteorologici, di cui rimane traccia sempre più labile anche nella campagna ceglie­se, documentano mirabilmente il tema della so­pravvivenza.


La cultura contadina aveva proprie forme di divinazione, relativamente a ciascuno dei quat­tro elementi naturali (aria, acqua, terra, fuoco) ma qui saranno riesumate alcune credenze, so­stanziate da presagi, legate a due degli elementi fondamentali della campagna, ossia l'acqua e la terra.


1 presagi per comodità si prestano a essere suddivisi in due ampie categorie: presagi segni­ci, fondati sull'interpretazione di segni, quali la mistica di particolari numeri e il comporta­mento degli animali; presagi oracolari, i quali si manifestano attraverso le forme di un sapere empirico, trasmesso oralmente, mediante i pro­verbi.


Nel novero dei primi s'include la conta bu­strofedica dei primi ventiquattro giorni del me­se di dicembre per trarre auspici sul ciclo delle piogge nell'anno successivo.


La pioggia in alcuni dei primi dodici giorni di dicembre sarebbe coincisa, nei primi quindici giorni dei mesi dell'anno successivo con preci­pitazioni meteoriche più o meno copiose: per esempio, un 3 dicembre piovoso consentiva al contadino di Ceglie di pronosticare un mese di marzo altrettanto ricco di piogge nella prima metà.


Dall'osservazione dei fenomeni meteorolo­gici dal 13 al 24 dicembre era possibile, a ritroso, prevedere il ciclo delle piogge degli ultimi quin­dici giorni dei mesi dell'anno seguente: la piog­gia il 14 dicembre, pertanto, sarebbe coincisa con una seconda quindicina di novembre pio­vosa; un 15 dicembre asciutto, invece, avrebbe resa parimenti asciutta la seconda quindicina di ottobre dell'anno seguente e così via a decresce­re.


Di questo elaborato sistema cabalistico, di cui si va perdendo memoria, ovviamente esistono varianti: alcuni escludono dalla conta il 13 di­cembre, antico giorno solstiziale e ancor oggi fe­sta della rinascita del sole presso molte culture nordiche. 6


Il computo si estenderebbe, così, al 25 dicem­bre ma l'impalcatura bustrofedica del conteg­gio rimane immutata.


Un altro modo di trarre presagi secondo una procedura numerica consisteva nell'associare i tuoni di marzo alla quantità di grano da racco­gliere: raccolto scarso se tuonava in principio del mese ma, se i tuoni venivano uditi dopo il giorno 15, i tomoli di grano da raccogliere sareb­bero stati pari al numero del giorno in cui il fe­nomeno si manifestava.


Va ricordato, per inciso, che il mese di marzo nell'antico anno romano occupava il primo po­sto e che, tuttora, al pari di dicembre, esso con­serva una posizione liminare in ragion della quale molte culture contadine traggono presagi dai fenomeni uranici di detti mesi. 7


Non a caso un proverbio, vulgato a Ceglie e in molti comuni viciniori, ha codificato: Ci chiov di Sanda Bibbian_ (2 dicembre) chiove nu mes i na sittiman.


Remotissimo è anche l'uso di osservare la lu­na per trarre presagi sul tempo a venire: Luna... si nigrum obscuro comprenderit aëra cornu, maxu­mus agricolis pelagoque parabitur imber (la luna se mai avrà rappreso dell'aria nera nella falce oscura, copiosissima pioggia si procurerà agli agricoltori ed al mare), avvertiva già Virgilio nelle Georgiche. 8


I contadini di Ceglie e di altri comuni conter­mini, quasi analogamente, alla vista della luna offuscata da un cerchio di luce, presagivano la pioggia. 9


Il gracidio delle cornacchie era un altro sinto­mo di tempesta imminente, cosa che Virgilio annotava nelle Georgiche: tum cornix plena plu­viam vocat improba voce (allora la cornacchia ma­ligna chiama a gran voce la pioggia). 10


Presagi segnici di pioggia, non solo nella cam­pagna cegliese ma anche in quella di comuni fi­nitimi, come Putignano, 11 sono, anche: il gatto che si lava la faccia o la comparsa delle formiche alate.


Il cane, che riproduce il verso del lupo, è un segno ambivalente: alcuni dicono che prean­nunci l'arrivo del grande freddo, analogamente all'orso intento a fabbricarsi un riparo nell'ulti­mo triduo di gennaio; 12 altri sostengono che es­so presagisca una morte imminente nel nucleo famigliare di chi ascolta l'ululato o nel vicina­to. 13


Indizio di gran freddo sopravveniente è, pu­re, la fiamma del camino, quando, secondo la credenza, si mantiene bassa e s'avvinghia alla pa­letta o all'attizzatoio.


Dall'osservazione di segni il sapere popolare è passato, poi, alla codificazione di un patrimo­nio di conoscenze, intorno agli auspici sul bello e sul cattivo tempo, attraverso proverbi dalla semplice scrittura, che prevede un paio di versi­coli in rima fra loro, condensazione di una tra­smissione orale attraverso varie generazioni.


Alcuni proverbi trovano riscontro anche in italiano, come: Tiemp russ di ser / Tiempu buen si sper, Tiemp russ di matin / Tiempu brutt s'av­vicin; Ciel' a picuredd /Jacqu a catinedd. 14


Altri, elaborati nella campagna di Ceglie, hanno qualche affinità con quelli di contadi vi­ciniori: Levand / Jacqu annand; / Quann u gio­vidi u sol pone anzak / Fin a dimenik ma javì l'ac­qu. Il primo di questi adagi allude all'approssi­marsi della piogga con il vento di levante; il se­condo ai presagi connessi con il giovedì, giorno centrale della settimana in cui si vuole che, se il sole tramonta fra le nuvole, pioverà fino alla do­menica. 15


Un riscontro nel libro della Genesi (9, 13-16) evidenzia il presagio Quann jess l'ark di Novè / Ci na chiov josc chiov crè (quando spunta l'ar­cobaleno, se non piove oggi, piove domani). 16


In quest’ultimo adagio si coglie un'inversio­ne dei significati comunemente connessi all'ar­cobaleno, che indica la fine della pioggia e, pres­so gli antichi Greci, anche il passaggio nel cielo di Iride, messaggera degli dei. 17




Continua...2/4


note


(1) E. LE ROY LADURIE, Tempo di festa, Tempo di carestia, Torino, 1982; Idem, La storia della pioggia e del bel tem­po, in AA.VV., Fare storia, Torino, 1981, pp. 209-234.


(2) A. CATTABIANI, Calendario, Milano, 1994, p.13.


(3) M. MESLIN, L'uomo romano, Milano, 1981, pp. 45-46, 52-53,62-63; R. GRAVES, I miti greci, Milano, 1983, par. 34, nt. 3; par. 37, nt. 2.


(4) C.F. PALMISANO, Gestualità e formularità scaramanti­che nella cultura contadina di Ceglie Messapica, in Ri­flessioni-Umanesimo della Pietra (in seguito R-UdP) Martina Franca, Luglio 1997, p. 220.


(5) E.B. TYLOR, Alle origini della cultura, Roma, 1985, vol. l, p. 26.


(6) A. CATTABIANI, op. cit., pp. 21 e 83. (7) Ivi, p.15.


(8) VIRGILIO, Georgiche, I, 427-429.


(9) M. GIULIVO, La luna e il sole nei proverbi e nelle curio­sità, in R-UdP, Martina Franca, luglio 1988, p.164. (10) VIRGILIO, Georgiche, I, 388; cfr. anche C.F. PALMISA­NO, op. cit., p. 220.


(11) M. GIULIVO, Credenze e pregiudizi nella meteorologia popolare, in R-UdP, Martina Franca, luglio 1987, p. 121,


(12) C.F. PALMISANO, op. cit., p. 220; M. GIULIVO, Creden­ze... cit., p.123.


(13) E. B. TYLOR, op. cit., p. 125.


(14) CENTRO REGIONALE SERVIZI EDUCATIVI E CULTURA­LI BR/21 (a cura del; in seguito CRSEC), Per le parole antiche-Proverbi cegliesi, Oria,1993, pp. 58-60. (15) Ivi, pp. 60 e 62.


Cfr. G. G. MARANGI, Il vento nella tradizione popolare di Martina Franca, in R-UdP, Martina Franca, lu­glio 1955, p. 7.


(16) Ivi, p. 62.


(17) A. BURGIO, Dizionario delle superstizioni, Milano, 1965, pp. 44-45.