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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

sabato 9 agosto 2008

Emilio Notte a Villa d'Este

Quando Villa d'Este a Tivoli entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. L’esecuzione del fregio di una sala del palazzo fu affidata al pittore Emilio Notte.
Villa d'Este, il capolavoro del giardino "all'italiana" ideato da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito II d'Este, ha rappresentato una novità assoluta nel panorama delle ville del XVI secolo.
Con la nomina a Governatore di Tivoli nel 1550 Ippolito II inizia a concepire il grandioso progetto di trasformazione dell'antico monastero annesso alla chiesa di S. Maria Maggiore e dei terreni circostanti in un insieme residenziale degno di competere con la Villa imperiale di Adriano.
Mai prima di allora, ad eccezione dei modelli antichi, la natura e 1'orografia del luogo erano state così massicciamente rimodellate per articolare il giardino in pendii e terrazzi digradanti, con un'impresa che destò lo stupore dei contemporanei. Per la grandiosità dell'impresa, la ricchezza delle decorazioni e la straordinaria varietà dei giochi d'acqua, Villa d'Este ebbe immediata celebrità tra i contemporanei e costituì un modello in Europa fino all’affermarsi del “giardino francese" di Versailles e Vaux-Le-Vicomte.
Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572).


Emilio Notte - Villa d


Foto AhiCeglie


Descrizione della Sala delle Arti e Mestieri:
“Nel 1925, quando la villa era oramai proprietà dello stato, venne realizzata la piacevole decorazione di gusto eclettico del fregio eseguita a tempera dal pittore Emilio Notte (1891-1982), che tenta di stabilire una assonanza figurativa con le decorazioni cinquecentesche, mantenendo lo schema compositivo e tematico degli ambienti che precedono. Accanto ai ridondanti cartigli neocinquecenteschi con medaglioni ispirati alla mitologia tiburtina troviamo però, al posto delle consuete virtù o divinità, una serie di dodici figure che impersonano le corporazioni di arte e mestieri di Tivoli, affiancando la figura paludata di Tibur Superbum che sfoglia il libro degli statuti civici. Vediamo così succedersi i Falegnami,i Muratori,i Fabbri,gli Asinari,i Carrettieri,gli Ortolani,i Calzolai,i Mercanti e Sarti,i Mulinari,i Macellai e i Buttari. Secondo le cronache, per tali figure avrebbero posato veri artigiani, commercianti e contadini di Tivoli.”
In realtà oggi sappiamo che i diversi volti appartengono ai cittadini di Castel Madama, luogo di origine e residenza di Attilio Rossi, Conservatore onorario della villa.