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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

sabato 4 ottobre 2008

S. Francesco

S. FrancescoDopo tanti anni Francesco d’Assisi, vissuto fra il XII e il XIII secolo, continua a suscitare interesse anche fra i non credenti. Nel tempo sulla figura di S. Francesco si sono sovrapposte le interpretazioni più disparate e contrastanti, dovute alla scarsità e all’eterogeneità delle fonti. Oggi continua ad essere viva la regola di San Francesco d'Assisi che insegna l'amore e il rispetto per tutte le creature viventi, insieme a sentimenti di compassione e di carità concreta per chi è povero e solo.  



Una notte Francesco udì una voce: «Muoio». Era un frate che gemeva. Francesco gli domandò cosa avesse: «Muoio di fame». «Presto, tutti in pie¬di. Si prepari subito un pasto per tutti. Non bisogna che un frate muoia di fame, ma neppure che si senta imbarazzato a mangiare solo.» Uno spuntino notturno austero, non c'è dubbio. Pane raffermo, rape trovate nei campi, forse delle uova... Che altro? Acqua del torrente. Allegria come dessert... Julien Green


Immagine S. FrancescoEra la notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226, un sabato, e dopo aver be¬nedetto i suoi fratelli san Francesco spirava alla Porziuncola di Assi¬si. Ricordiamo anche noi questo santo caro all'intera umanità attra¬verso un «fioretto» desunto dalla biografia San Francesco, giullare di Dio (1984), scritta da uno dei maggiori autori francesi del Novecen¬to, Julien Green (1900-98). La finezza della vera santità è tutta in quell'attenzione a non umiliare il frate affamato.
Gli ipocriti l'avrebbero, sì, sfamato, ma standosene intorno, in piedi, quasi a compassionare quell'avidità, mentre essi potevano ostentare il rigore intatto della loro disciplina interiore. Francesco, invece, fa assidere tutti a quella povera mensa perché l'amore e il ri¬spetto dell'altro devono prevalere su qualsiasi osservanza o pratica ascetica. Sappiamo bene che anche questo era il comportamento di Cristo, «mangione e beone» agli occhi dei suoi giudici altezzosi e puritani, pronto com'era a stare allo stesso livello dei peccatori e de¬gli ultimi, consapevole che non è l'uomo che dev'essere schiavo del¬la norma ma la norma che dev'essere d'aiuto all'uomo per una vita più autentica e serena. La debolezza dev'essere sostenuta e sanata, non denunciata e umiliata.
Breviario laico,Gianfranco Ravasi
I Francescani a Ceglie













Opera San Francesco per i Poveri


Auguri a tutti i Francesco.