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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 6 novembre 2008

Pietra a Secco


XI Congresso Internazionale sulla Pietra a Secco
7-8-9 Novembre 2008
Locorotondo



Dal 7 al 9 novembre, Locorotondo esaminerà il mondo della pietra a secco (trulli, cummerse e muretti) nel corso dell'XI Congresso Internazionale della Pietra a Secco, nell'auditorium dell'Istituto Tecnico Agrario “Basile Caramia”.
L'argomento riscuote un vasto interesse, tanto da raccogliere l'adesione di tecnici e professionisti provenienti da diversi Paesi, dall'Australia agli Stati Uniti, dal Regno Unito alla Spagna, alla Svizzera, Francia, Grecia e Italia.
Questa interessante iniziativa torna in Puglia dopo più di 10 anni dalla sua prima edizione, nel 1988 a Bari, dopo essere passata attraverso varie tappe in Grecia, Spagna, Francia e Svizzera.




Non bisogna andare molto lontano per trovare una strana terra,dalle casettine lillipuziane. .....
Il paesaggio è dapprima soffocato dalla densa vegetazione di ulivi, mandorli, fichi, carrubi, vigneti, nel cui folto fertilissimo sono sommerse le cittadine....
....e, per la campagna mossa, non più tutta verde, ma gialla qua e là di pascoli e di ristoppie, grigia e ferrugigna di petrame, si scorgono i primi trulli, le «casedde».
Sono minuscole capanne tonde, dal tetto a cono aguzzo, in cui pare non possa entrare se non un popolo di omini, ognuna con un piccolo comignolo ed una finestrella da bambola, e con quella buffa intonacatura in cima al cono, che è la civetteria della pulizia, e da l'impressione di un berretto da notte ritto sul cocuzzolo d'un pagliaccio, con anche, per soprammercato, una croce o una stella in fronte dipinta con calce! Ma che cosa c'è in cima ad ogni trullo? Qualcosa come due imbuti uno nell'altro, con la punta in giù, o come un imbuto sormontato da una palla, così per gioco, o da una forma bianca di formaggio, per ischerzo. .......
....spuntano trulli innumerevoli dal terreno, non più soli o radi, ma aggruppati come fratellini per mano, a due, a tre, a quattro; due eguali e gli altri più piccoli, perché anche nel lillipuziano c'è sempre una cosa più piccola; e dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po' fra tanto calcare. Mi chiederai come ha fatto questa gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la murgia più aspra e più sassosa; per ridurla a coltivazione, facendo le terrazze, ...., non ci voleva meno della laboriosità d'un popolo di formiche.


Tommaso Fiore, Un popolo di formiche, Universale Laterza.