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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

lunedì 15 giugno 2009

Premio Vittorio Bodini

Concorso internazionale di poesia “Premio Vittorio Bodini” - 4^ edizione - Anno 2009
Categoria B - Poesia edita
1° classificato: Damiano LEO per l’opera “I mestieri di mio padre”
Il poeta Damiano Leo, in servizio presso la base di Taranto della Marina militare italiana, è nato il 6 maggio 1955 a Ceglie Messapica (Brindisi). Membro Honoris Causa dell'Accademia Universale "Federico Il di Svevia", è stato premiato in molteplici concorsi nazionali e internazionali.
Ha pubblicato: Orme d'Echi, Padre Tempo e i sette figli, Canto per Ceglie, Incontri, Sentimenti, L'Amante di nettuno e Tralci d'antichi Eden.
Ha partecipato con sue liriche inedite alla realizzazione delle antologie sulla condizione della poesia in Puglia e Basilicata: L'Anemone e la luna, Dalla soglia di un sogno, il Segreto delle tenerezza e La parola incantata.
Con la silloge Le strade del cuore, da cui è tratta la poesia vincitrice del concorso è giunto terzo alla XIII edizione dell'Europremio letterario "Città di Corato" - Oscar "Antonietta di Bari Bruno" (ottobre 2002). Da diversi anni Damiano Leo è anche delegato provinciale del "Cenacolo Accademico Europeo Poeti nella Società" di Napoli. Il libro, inoltre, ha ricevuto il secondo premio al "Città di Martina Franca", il primo premio al "Città di Crispiano" e il primo premio al "Città di Taranto".

Il libro di poesie “Le strade del cuore” di Damiano LEO è stato pubblicato da Besa Editrice, con la prefazione del prof. Daniele GIANCANE dell’università di Bari.
Recensione di Nicola Siano qui.


I MESTIERI DI MIO PADRE
Mio padre è stato ciabattino.
Segnandosi col segno della croce
ai primi chiarori del mattino
s’inventava scarpe e stivali
da consegnare agli altri per Sant’Anna
festa principale.
Il frutto dell’affanno
contemplavamo scalzi
dalla sua viva voce.
Mio padre
s’infarinava al forno
che andava a sansa
e ci diceva triste
“non so a che ora torno”.
Portava a chissà chi
il pane vegliato per ore
sognando mia madre
con gli occhi del cuore.
Mio padre
(è questa la storia più amara)
se avesse imparato
l’arte dell’ebanista
avrebbe chiesto in prestito al prete
una tavola d’abete
per costruirci una culla
e rattopparsi la bara…