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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

lunedì 21 settembre 2009

Mala cuncta... vos spernam

VULNERA MORS PESTIS FEBRES MALA CUNCTA DOLORES
VOS SPERNAM ADJUTOR SI MIHI ROCHUS ERIT


Ferite, Morte, Contagio, Febbri, Mali d'ogni sorta, Dolori, Voi io terrò lontani se Rocco mi presterà il suo aiuto.


Sul punto più alto della Città ottocentesca esiste a Ceglie Messapica una formula apotropaica pubblica che, al pari delle tempere di soggetto sacro, usurate dal tempo e disseminate nei luoghi nodali del transito, archi e porte del borgo antico o abitazioni del nucleo ottocentesco medesimo, vuole significare la richiesta di protezione sullo spazio pubblico, entro le forme dotte della scrittura.
Il testo in questione costituisce l'epigrafe del timpano inferiore della facciata di San Rocco, quella che sovrasta l'iscrizione dedicatoria. La formula o, per meglio dire, la funzione espulsoria, associata all’edificio sacro, non rappresenta una novità tout-court. Sui frontoni dei templi greci arcaici, infatti, prima che fosse introdotta la rappresentazione plastica dei fatti del mito, erano scolpiti animali con chiara funzione apotropaica. La nostra scritta, dunque, si ricollega implicitamente a questo messaggio "magico", prescindendo dalle forme del metalinguaggio artistico. 

Estratto da:
Cosimo Francesco Palmisano, Mala cuncta... vos spernam, C.R.S.E.C. 21
, 1997