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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 30 novembre 2010

Un paese piccolo piccolo




Ore 16.30

E' morto Monicelli, padre della commedia



Il cinema di Mario Monicelli presenta innanzitutto un dato straordinario: all'inizio la critica ha storto il naso, poi  il pubblico se ne è entusiasmato, e alla fine la critica ci ha ripensato e  l'ha riconosciuto.
Di solito accade esattamente il contrario. Ma è ovvio che questo itinerario è di gran lunga più lusinghiero: per l'autore, non per i critici, evidentemente.
Io qui non voglio aggiungere le mie alle molto più autorevoli lodi che oggi questa critica perspicace finalmente pronuncia e dire, anche io - ora che la "commedia all'italiana", di cui Mario è stato una bandiera, è assurta all'empireo dell'arte - che si è trattato dello sguardo più penetrante sulla società italiana dell'immediato e successivo dopoguerra, di cui ha svelato i mutamenti, le virtù, i difetti, le meschinerie  ma anche le  spavalderie e dunque  le grandezze, soprattutto le amarezze e le sconfitte. Non voglio ripetere una cosa ormai diventata quasi banale, sebbene importantissima: che noi tutti non avremmo capito niente di come andavano cambiando i costumi, i valori, i ruoli, in quel passaggio decisivo fra l'Italietta e la modernità che è caduto fra gli anni '50 e '60.
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