Ore 16.30
E' morto Monicelli, padre della commedia
Il cinema di Mario Monicelli presenta innanzitutto un dato straordinario: all'inizio la critica ha storto il naso, poi il pubblico se ne è entusiasmato, e alla fine la critica ci ha ripensato e l'ha riconosciuto.
Di solito accade esattamente il contrario. Ma è ovvio che questo itinerario è di gran lunga più lusinghiero: per l'autore, non per i critici, evidentemente.
Io qui non voglio aggiungere le mie alle molto più autorevoli lodi che oggi questa critica perspicace finalmente pronuncia e dire, anche io - ora che la "commedia all'italiana", di cui Mario è stato una bandiera, è assurta all'empireo dell'arte - che si è trattato dello sguardo più penetrante sulla società italiana dell'immediato e successivo dopoguerra, di cui ha svelato i mutamenti, le virtù, i difetti, le meschinerie ma anche le spavalderie e dunque le grandezze, soprattutto le amarezze e le sconfitte. Non voglio ripetere una cosa ormai diventata quasi banale, sebbene importantissima: che noi tutti non avremmo capito niente di come andavano cambiando i costumi, i valori, i ruoli, in quel passaggio decisivo fra l'Italietta e la modernità che è caduto fra gli anni '50 e '60.
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