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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 17 marzo 2011

W l'Italia 3


Tra allori alita il Tricolore con ardimento sul colle
in venti scorsi il vessillo è in tripudio
tra festa e allegria erge baldanzosa velatura filata d’onore
Ti piegano le mani che ti hanno ammainata del pianto sei lavata
anela tepore tra tanta immolazione
nel dirti Italia sei arditezza del valore, decoro, lealtà
eppur il mero risentimento contrapposto
all’impavido giuramento animoso
del morente gagliardo emblema l’amor di Patria

Vagheggia nostalgico vento sfarzoso
sfiora remissiva accondiscendenza
mentre depredata leggiadra speranza sussulta la sorte fulgida
Rifulgono le strofe di fiero commiato d’eroico spiraglio
esultano le brezze di aspri vati novellano ameni valorosi
s’apprestano nell’avvenire echi fluttuando squillanti suoni d'una fine
lenta s’espande evoca il soldato morente d’agonia
d’ora eroe da intrepida audacia

Antonio Conserva © 2011

Il Risorgimento in Terra di Brindisi.  
Per gentile concessione del prof. Gaetano di Thiène Scatigna Minghetti, che ringrazio, pubblico la prima parte di un suo studio  “Il Risorgimento in Terra di Brindisi. Liberali e Reazionari”, un contributo alla conoscenza del Risorgimento in ambito locale, e non solo, molto utile per capire come si muove nella realtà più vicina la storia.

GAETANO di THIÈNE SCATIGNA MINGHETTI, Risorgimento in Terra di Brindisi. Liberali e Reazionari, Kailinon, Ceglie Messapica, 1984.

PREFAZIONE

Risorgimento in Terra di BrindisiOrmai da qualche anno, superate serenamente parecchie prevenzioni e mortificanti visioni di parte per mezzo di studi più approfonditi e di analisi più rigorose, si sono venute precisando visuali meno faziose e maggiormente consone al rigore storico postulato dallo studio del nostro movimento risorgimentale, anche riguardo alle realtà ritenute oscure o controverse.
Gli scritti di Carlo Alianello insieme con quelli di Giorgio Cucentrentoli di Monteloro, di Giuseppe del Ninno e di tanti altri, fino ai recentissimi di Pier Giusto Jaeger e di Giuseppe Coniglio, unitamente alle pagine - anche se prospetticamente diverse - che Giacinto de' Sivo redasse, con spirito autenticamente partigiano e forse anche cortigiano verso i caduti Borboni, han¬no posto giustamente a fuoco una realtà quasi sempre volutamente distorta e troppo spesso comodamente celata: la realtà dell'altra Italia nel secolo decimonono; dell'Italia, cioè, degli Stati a dimensione «regionale». In pratica dell'Italia dei vinti e, per ciò stesso, da cancellare.
«... molte accuse sono state lanciate alla dinastia borbonica specialmente da parte dei liberali negli ultimi anni del suo dominio, e nella sua politica liberticida venne identificata l'origine della maggior parte delle disgrazie meridionali di cui il governo "negatore di Dio" parve avesse assunto tutte le responsabilità. Ma é giustizia riconoscere, che la politica borbonica fu quasi sempre superiore alla sua fama, e che molte colpe attribuitele furono piuttosto il risultato di una complessa eredità storica, di cui il primo e più grande merito spetta alla politica economica spagnuola, "arrendatríce" - per usare un vocabolo dell'epoca - oltre ogni limite non di giustizia ma di umanità».
D'altronde, se è necessario focalizzare conveniente¬mente il valore, il coraggio, la fedeltà e lo spirito di sacrificio che, senza dubbio, furono presenti dalla parte dei «nemici dell'unità», caratterizzandone costantemente le azioni e le reazioni; e se è pure doveroso riconoscere onestamente gli ideali che informarono il cosiddetto mondo della legittimità ai prìncipi e ai sovrani della Penisola, sarebbe in ogni caso davvero eccessivo dare vita o alimentare una gratuita mitologia ed una vieta letteratura agiografica sugli «eroici e nobili» staterelli che avrebbero opposto, sino ad arrivare all'olocausto finale, una strenua resistenza all'aggressione borghese e massonica del Piemonte liberale.
Anche perché non si deve e non si può combattere la «retorica» del Risorgimento per sostituirla con quella altrettanto deleteria dell'Antirisorgimento. Si cadrebbe così nell'identico peccato che si imputa agli altri.


Continua qui:
Prefazione.
Cap. I - La rivoluzione napoletana del 1799 e i suoi influssi in Terra di Brindisi. Gli Alberi della Libertà.

Seguiranno nei prossimi giorni gli altri capitoli.