29 Aprile/13 Maggio 2011
Teatro Comunale di Ceglie Messapica
SABATO 30 Aprile 2011 – h 21
Teatro dell'Est
IL ROMANZO DI FLAMENCA
voce narrante Nicola Zucchi
Teatro dell'Est
IL ROMANZO DI FLAMENCA
voce narrante Nicola Zucchi
disegni Francesca Delle Grottaglie
musica in scena Ferdinando Filomeno
E' una improvvisazione per violoncellista, disegnatrice e voce narrante. In un’epoca sommersa di parole inutili si racconta una storia d’amore lenta, precisa, ironica, astuta, dove ogni singola parola è necessaria e detta rischiando la vita. Ma non dovrebbe essere così per ogni cosa d’amore?
a seguiremusica in scena Ferdinando Filomeno
E' una improvvisazione per violoncellista, disegnatrice e voce narrante. In un’epoca sommersa di parole inutili si racconta una storia d’amore lenta, precisa, ironica, astuta, dove ogni singola parola è necessaria e detta rischiando la vita. Ma non dovrebbe essere così per ogni cosa d’amore?
Raffaella Giancipoli
RITA
di e con: Raffaella T. Giancipoli
RITA
di e con: Raffaella T. Giancipoli
assistente alla regia: Bruno Soriato
disegno luci: Tea Primiterra
con il sostegno di:
Associazione Tra il Dire e il Fare e Compagnia La Luna nel Letto
Ci sono storie che è meglio scordare, fatti che non bisogna mai pronunciare. Poi un giorno il passato bussa alla porta e senza aspettare d'essere invitato invade il presente. Allora Rita chiude gli occhi e si abbandona ai ricordi rimasti impigliati in un capello bianco, tra i solchi delle mani rugose, in una piega dell'abito buono. Fino a cadere più giù della Rita che ha sempre conosciuto, davanti alla porta dei suoi incubi. Aprire gli occhi diventa necessario, necessario e doloroso. E in alcuni momenti quel dolore è ancora così vivo, che Rita non ha altro modo di dirlo se non nella lingua madre del suo corpo. A tratti le mani, la bocca, i piedi, tutto parla in dialetto. La lingua della terra che l'ha generata. E allora finalmente può aprire gli occhi e guardare in faccia il passato, quello vero. Occhi negli occhi.
disegno luci: Tea Primiterra
con il sostegno di:
Associazione Tra il Dire e il Fare e Compagnia La Luna nel Letto
Ci sono storie che è meglio scordare, fatti che non bisogna mai pronunciare. Poi un giorno il passato bussa alla porta e senza aspettare d'essere invitato invade il presente. Allora Rita chiude gli occhi e si abbandona ai ricordi rimasti impigliati in un capello bianco, tra i solchi delle mani rugose, in una piega dell'abito buono. Fino a cadere più giù della Rita che ha sempre conosciuto, davanti alla porta dei suoi incubi. Aprire gli occhi diventa necessario, necessario e doloroso. E in alcuni momenti quel dolore è ancora così vivo, che Rita non ha altro modo di dirlo se non nella lingua madre del suo corpo. A tratti le mani, la bocca, i piedi, tutto parla in dialetto. La lingua della terra che l'ha generata. E allora finalmente può aprire gli occhi e guardare in faccia il passato, quello vero. Occhi negli occhi.