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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 20 luglio 2012

L'infinito


Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
 e questa siepe, che da tanta parte
 dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
 Ma sedendo e mirando, interminati
 spazi di là da quella, e sovrumani
 silenzi, e profondissima quïete
 io nel pensier mi fingo, ove per poco
 il cor non si spaura. E come il vento
 odo stormir tra queste piante, io quello
 infinito silenzio a questa voce
 vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
 e le morte stagioni, e la presente
 e viva, e il suon di lei. Così tra questa
 immensità s'annega il pensier mio:
 e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi, L'infinito

Un novello Leopardi passando dal belvedere Monterrone non trarrebbe alcuna ispirazione perché al posto della siepe c'è un bel muro che "il guardo esclude" totalmente, non potrà sedersi perché panchine non ce ne sono e non udirà il vento "stormir tra queste piante" perché ce ne sono poche.
A me, la vista di questa piazza d'armi, fa venire in mente Il deserto dei Tartari con la Fortezza Bastiani.
Arriverà il mare a Ceglie?

Diamo una panchina agli innamorati.