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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 29 novembre 2012

Vigliacchi



Si è consumata ieri [martedì 27 novembre], in Consiglio regionale, una delle pagine più imbarazzanti della storia della politica pugliese. Era di scena la discussione della proposta di iniziativa di legge popolare sull’accesso paritario alle liste elettorali, la cosiddetta «Legge 50/50», sostenuta dalle firme di trentamila cittadini. Ebbene, dopo un lungo e tortuoso iter, irto di trabocchetti - non ultima la decisione della VII Commissione sulle riforme istituzionali di calendarizzarla, per esaminarla, al sedicesimo posto in modo da assicurarsi di non discuterla in questa legislatura - è approdata ieri in Consiglio. E questo grazie ad un escamotage utilizzato dal comitato proponente che ha permesso di bypassare il veto della commissione. Così, alle 12, il dibattito è cominciato. Aria di votarla, al di la delle dichiarazioni di principio nelle quali tutti o quasi si sono detti favorevoli, si è visto da subito che non ce n’era. E la spiegazione è semplice: i consiglieri passeranno da 70 a 50 nella prossima legislatura, immaginate che abbiano voglia di lasciar posto alle donne? Ma come fare a portare a casa un risultato che non sposti di una virgola il presente, ma faccia credere che a fare harakiri sulla loro proposta siano state le donne, magari facendo i buoni samaritani? Ecco la trovata geniale del capogruppo del Pdl, Rocco Palese: un emendamento che rispedisse la proposta di legge 50/50 alla VII Commissione (sì, proprio quella che l’aveva calendarizzata al mese di poi e all’anno mai) perché «l’armonizzasse» (termine sinistro) con tutto il pacchetto della nuova legge elettorale da discutere quanto prima. Una proposta indecente che nascondeva due verità: 1) la maggioranza dei consiglieri regionali non aveva nessuna voglia di votare la legge; 2) si stava offrendo un falso gancio, utile solo per salvarsi la faccia, per stravolgere l’impianto della proposta 50/50 facendola finire nel calderone della contrattazione più generale della legge elettorale. Le donne che hanno fatto a quel punto? Quello che sanno far meglio: niente inciuci. E hanno messo i consiglieri di fronte a loro stessi: dire no a trentamila pugliesi tracciando l’ennesimo solco fra ciò che la gente chiede e ciò che la politica offre. E così, lo scempio si è consumato fino in fondo. Compreso lo sciocchezzaio sulle donne - fra l’ilare e il preistorico - offerto dai consiglieri in aula. Il pdl Ignazio Zullo ha chiesto il voto segreto (l’ultimo affronto) appoggiato da Tarquinio, Damone, Gatta ed altri. Mentre dai banchi della sinistra andava in scena un diverbio fra Losappio (favorevole) e Pastore e Mazza (contrari). Alla fine, il centrosinistra con 3 defezioni ha permesso la bocciatura dei singoli articoli di legge insieme all’intero Pdl. Trentamila firme e la volontà di tanti cittadini sono finiti nella pattumiera. Bocciata la legge, fra i banchi dell’opposizione grande soddisfazione e risatine. Fra quelli della maggioranza molto imbarazzo, mentre le donne in aula gridavano: vergogna! Il giorno in cui all’Ilva gli operai scivolano verso la disoccupazione e la povertà, insieme alla città di Taranto, quegli stessi consiglieri hanno portato la loro solidarietà al presidente Vendola e agli indagati. Nessuno agli operai. Una brutta pagina davvero che non verrà cancellata così facilmente. Nemmeno nelle urne."
 - Lorena Saracino -