.

Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 18 dicembre 2012

Il tramonto della “Seconda Repubblica”

Ricevo e pubblico volentieri.

Il tramonto della “Seconda Repubblica”
La fine di una stagione politica fallimentare
di Vincenzo Suma

Tredici mesi fa la formazione del Governo tecnico, presieduto dal professore Mario Monti, ha decretato la fine del mito della “Seconda Repubblica”.
Nato nel 1994, sulle rovine dei vecchi partiti smantellati dall’operazione “mani pulite”, il nuovo sistema politico denominato “Seconda Repubblica”, fu accolto con grande entusiasmo dall’opinione pubblica italiana. E, i suoi homines novi, si presentarono agli italiani come i redentori di un Paese vecchio e morente.
I nuovi soggetti politici scesi in campo diedero vita ad un nuovo sistema chiamato “bipolarismo” che, doveva modernizzare la politica e l’intera società italiana, dopo il fallimento della “Prima Repubblica”. Invece, quel sogno politico ambizioso e nello stesso tempo affascinante, si è rivelato solo un’illusione amara e disastrosa. 
In questi anni il “bipolarismo” si è trasformato in una guerra ideologica che ha profondamente diviso gli italiani in “liberali buoni” e “comunisti cattivi”. In pratica, è stata attuata una politica ideologica che ha letteralmente paralizzato il Paese. In questa fase, inoltre, è cresciuta a dismisura la corruzione negli ambienti politici e, la società è rimasta chiusa ed è diventata sempre più corporativa. Non sono state realizzate le riforme necessarie per la modernizzazione della società e dell’intero sistema politico – economico del Paese. 
Oggi, dopo l’esperienza dell’esecutivo tecnico, ci troviamo di nuovo ad un bivio importante che può davvero cambiare il volto politico, economico e sociale dell’Italia: proseguire il cammino tracciato dal Governo Monti o ritornare alla becera politica della “Seconda Repubblica”. Questa volta non si può più sbagliare. La crisi economica e i contrasti fra le classi sociali rappresentano ancora una seria minaccia per il futuro del Paese. Bisogna scegliere tra responsabilità e populismo che, ancora serpeggia nell’animo di molti politici che si illudono di poter ritornare sulla scena politica con le solite promesse.
Personalmente credo che l’unica strada da seguire sia quella tracciata da Monti. Il professore, al di là delle scelte compiute dal suo Governo, ha riportato la serietà e il decoro in un ambiente politico riottoso e sfiduciato. Certamente c’è ancora tanto da fare. Bisogna ricostruire le istituzioni, i partiti, l’etica pubblica, l’unità sociale fortemente colpita da questa crisi politica ed economica. C’è da progettare il futuro di milioni di giovani che stanno pagando, in modo ingiusto, le sciagurate scelte di una generazione politica che ha coltivato solo il proprio interesse. È una strada difficile, ma non ci sono scorciatoie. Nessuno può chiamarsi fuori, in particolare i giovani che devono far sentire la loro voce e prendere in mano le redini del Paese. Tutti abbiamo il dovere di dire basta alla politica disastrosa e fallimentare della “Seconda Repubblica”. E’ un mito che non fa più sognare. Bisogna scrivere la parola FINE e aprire una nuova fase politica riformista fondata sul decoro, sulla lealtà, sul bene comune e sull’unità nazionale, indispensabile per uscire dal pantano della crisi.