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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 22 marzo 2013

Il fico


Il fico rappresenta, da sempre, una delle colture più importanti del panorama agricolo pugliese; tra le specie legnose che hanno retto l’economia agricola regionale si può dire che esso è, per importanza, al terzo posto dopo olivo e vite. La sua presenza è certamente antica; le immigrazioni di popoli orientali, già prima della dominazione romana, avvenute in questa terra e i rapporti commerciali con i luoghi d’origine di quei popoli possono aver permesso l’importazione di piante e, fra queste, anche di varietà differenti di fichi. Come afferma Ferdinando Vallese: “Quand’anche non avessero trasportato piante, i fichi secchi dovevano costituire senza dubbio una delle provviste più gradite e di più facile e lunga conservazione nei viaggi intrapresi dalle antiche stirpi che popolarono il bacino del Mediterraneo”.
Per tutta la regione, quindi, questa pianta ha assunto, fino a pochi decenni fa, un valore enorme se si pensa alla possibilità di sostentamento che da questa coltura hanno tratto famiglie di braccianti, coloni e mezzadri; non avendo spesso possibilità di sfruttare colture ad elevato reddito, questa gente trovava nel fico una pianta di “salvataggio”, una coltura frugale, di rapida entrata in produzione di facile ed autonoma trasformazione dei frutti essiccati.
Il radicale cambiamento dei mercati e dei consumi ed il conseguente crollo delle coltivazioni ha posto il fico, in pochi anni, tra i cosiddetti “frutti minori”; lo ha relegato ai margini dell’agricoltura produttiva, sottraendolo anche alle cure e attenzioni di cui un tempo godeva e confinandolo spesso ad un abbandono colturale e alimentare.
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"Fichi di Puglia" 
storia, paesaggi, cucina, biodiversità e conservazione del fico in Puglia 
(Coop. Ulisside Editore, 2012)
 a cura di Francesco Minonne, Paolo Belloni, Vincenzo De Leonardis.

 Francesco Minnone, biologo,collabora con l'orto botanico e laboratorio di botanica dell università del Salento.Si occupa di biodiversità vegetale con particolare riferimento alle specie spontanee e coltivate della Puglia.Dottore di Ricerca in Ecologia Fondamentale ha condotto un lavoro di censimento e caratterizzazione delle varietà frutticole tradizionali del Salento.Ha pubblicato lavori scientifici su fico e altri frutti tradizionali ed autore di testi di divulgazione agro ambientale. Attualmente docente nelle scuole medie e superiore e componente, esperto naturalista, del comitato Esecutivo del Parco Costa Otranto di Leuca e Bosco di Tricase. Paolo Belloni fonda nell’1993 Pomona onlus, associazione nazionale per la valorizzazione della biodiversità.Organizza le prime mostre pomologiche aperte al grande pubblico e con i frutti antichi rappresenta l’Italia alle mostre internazionali europee. Collabora alla realizzazione di progetti di educazione alimentare scolastica della regione Lombardia. Pubblica volumi divulgativi sulla natura.