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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 12 giugno 2014

"Tutte le poesie" di Vincenzo Gasparro

In feritoie di luce
s'annida il mio passato
affogato nei ricordi
sul ceppo che brucia
l'anima distesa
e un calpestio s'inerpica
sulla lesina a togliere dolori.
da Barchette arancio e limone

Fresco di stampa, per i tipi della BookSprint Edizioni, è uscito il libro Tutte le poesie di Vincenzo Gasparro. Il coraggioso editore Vito Pacelli ha voluto scommettere sulla qualità innovativa del linguaggio del poeta cegliese pubblicandone l'Opera Omnia, corredata da un'ampia e qualificata scelta editoriale di note critiche e studi sul maestro messapico.
Nel Dizionario Ragionato degli scrittori Italiani del Secondo '900 Rodolfo Tommasi ha scritto: " Autore di originale e decisa fisionomia, Gasparro, si può indicare tra le voci rappresentative del Secondo Novecento Italiano"
Giorgio Bàrberi Squarotti, il più grande critico letterario italiano vivente, ha espresso il seguente giudizio sul poemetto Mediterraneo: "Mediterraneo è un poemetto di stupenda bellezza e di intensissima verità".
Nel volume si troverà anche l'inedito Il viandante cieco.
Per l'anteprima e l'acquisto del libro si può consulare  il sito www.booksprintedizioni.it e per l'acquisto ci si può anche rivolgere all'autore.


Introduzione
In continue spirali svoltano le facce di un transfert nell’opera poetica di Vincenzo Gasparro, così componendosi, in un’unica tessitura, le poesie composte dal 1994 al 2012. E, mentre l’una tende a concludere la sua parabola, l’altra già si apre, dando alla scrittura una visualità verticale e indefinita. La bellezza edenica della Murgia si acceca di stupore e di addìi e il male, quale oscura entità, oscilla con l’innocenza e il mistero, in un’antinomia pendolare. Quindi il senso catartico della parola scuote i labirinti dell’io.
La Natura è, allora, luogo immaginale e prodigio, in cui uomini e maschere si avvicendano in una rapsodia di appari-zioni. Il teatro degli incantesimi e della morte mostra giochi e scene, con aranci ed essenze aromatiche. Una “tela di ragno spezzata” segna l’equivalenza simbolica della vita, il rifrangersi degli occhi nel preludio del “Taccuino”, da cui ha inizio la ver-tigine dell’esistere. Il codice dei segni, visibili e virtuali, senza sosta si autogenera in una sorta di magico jazz: e le reti dei pe-scatori, le sembianze di fiori e mani, le creature marine sono forme della mente. Simulacri del divino. Poi la bellezza si fa dolente, indossa suoni estatici e tristi e, con abiti dissolventi, è in stato d’amore e di morte: “Pensare a te/gazza d’amore/e go-dere/il pergolato/e la sera/che odora di morte/e la sete d’eternità”.
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Vincenzo Gasparro

Sono nato su un colle, abbacinato dal sole, che degrada sulle ultime propaggini della Bassa Murgia e su cui svetta una città antichissima che sconfina nelle pianure assolate del Salento. Le case di Ceglie Messapica sono bianche e grigie e testimoniano un’antica civiltà avvolta nel profumo inebriante del timo e del cisto e nel sapore delle more. Kailìa è il suo nome antico, fu terra dei Messapi e nessuno conosce veramente il suo significato. La mamma raccontava che sono venuto al mondo con facilità e senza dolore, ma esso da subito si dispose in agguato. Ho sempre esercitato il mestiere di maestro e sono andato alla scuola di Don Bosco, Don Milani e Mario Lodi. Sono un uomo all’antica e per questo vivo la stessa condizione esistenziale di Ignazio Silone: socialista senza partito e cristiano senza chiesa.