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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 27 marzo 2015

Potevo essere io

Mercoledì 1 Aprile 2015 ore 21.00
Teatro Comunale di Ceglie Messapica
POTEVO ESSERE IO 
di Renata Ciaravino, con Arianna Scommegna



Un muro inclinato, una panchina di pietra grezza, una predella. Sono essenziali gli elementi scenici che ambiscono a diventare storia, in “Potevo essere io”: in fondo banali e un po’ stereotipati, come la frase che fa da titolo a questo spettacolo. 
Ma è giusto partire da qui, se si vuole raccontare la vita di chi, nato e cresciuto in strada o in situazioni disagiate, la cattiveria della banalità deve affrontarla ogni giorno, cercando di guadagnarsi un’infanzia nel tempo che corre tra una ferita e l’altra. 

“Potevo essere io” (scritto da Renata Ciaravino) racconta, secondo un tradizionale topos narrativo, di un bambino e di una bambina cresciuti nello stesso cortile. 
Vincitore del bando NeXtwork, questo monologo somiglia, non soltanto per le proiezioni che trasformano il muro in scena in una schiera di palazzoni del Nord Italia, ad una carrellata di ricordi girata in un vecchio super 8: la copertina di plastica dei quaderni delle elementari, i panini dei pranzi al sacco, la pubertà insulsa delle scuole medie, il bar dell’adolescenza. Ad interpretare il testo c’è Arianna Scommegna, vincitrice (come diremo, non a caso) dell’Hystrio 2011 per la miglior interpretazione, e alle spalle esperienze con registi importanti come Peter Stein.

“Potevo essere io” si snoda lungo una canonica struttura presente-passato-presente, che comincia su un autobus e che, dopo una lunga digressione sulle vite dei protagonisti nella periferia milanese degli anni Settanta e Ottanta, a quell’autobus torna. 

Renata Ciaravino costruisce il testo attorno ad una malinconia di fondo non sempre capace di dare rilievo e intensità alle singole situazioni e ai singoli personaggi, a tratti adagiata su sé stessa, un po’ come accade in un certo cinema italiano drammatico, dove a volte pessimismo e pigrizia creativa vanno di pari passo. 
La caratterizzazione dei personaggi, ad esempio, mostra una certa vaghezza e approssimazione, soprattutto se la trama costringe questi personaggi a gesti estremi.