Ricevo e pubblico volentieri.
“Le Pietre di Puglia
nell’Architettura, nel Design, nel Paesaggio”
Il Workshop “Le Pietre di Puglia nell’Architettura, nel
Design, nel Paesaggio” si è tenuto il 18 marzo 2015 presso Fiera Milano Rho. Il
Workshop è stato organizzato dall’Assessorato allo Sviluppo Economico della
Regione Puglia ed ha fatto parte dell’evento “Made EXPO, Fiera Milano Rho”.
In sintesi il
programma del Workshop:
Ore 14.00 Il settore
estrattivo: verso un modello di sviluppo internazionale e sostenibile;
Ore 14.20
Presentazione “Stone Storie”, il progetto, la mostra, il documentario;
Ore 15.50
Testimonianze d’autore;
Ore 15.20 La
politica e la strategia regionale per il settore estrattivo in Puglia;
A seguire vi è stata
una visita guidata della mostra “Stone Stories”, presso il Pad. 7, Stand
Regione Puglia, dove è stato offerto pure un piccolo buffet.
Maria Luigia Campaniello, Responsabile Comunicazione
istituzionale InnovaPuglia, ha coordinato i lavori in cui sono intervenuti due
rappresentanti della Regione Puglia, una delle quali in sostituzione
dell’Assessore allo Sviluppo Economico Loredana Capone. In sostanza le due
rappresentanti (chiedo venia per non ricordare esattamente i loro nomi, questo
testo è il risultato di una ricostruzione fatta a casa) hanno presentato una
panoramica sull’attuale situazione riguardante il secondo bacino estrattivo
d’Italia, con le sue quattro aree produttive: Apricena, Trani, Fasano-Ostuni e
Lecce. Da ormai un decennio, è stato detto, si sta cercando di fare ordine in
un settore in cui nel passato ognuno ha fatto un po’ quello che ha voluto, con
un’opera di censimento di tutte le cave, che ad oggi ne vede raggruppate più di
400. Questo censimento è alla base di una gestione divenuta oggi consapevole
dei siti estrattivi, che prevede un loro monitoraggio continuo, anno per anno.
Agli impresari cavatori attualmente la Regione Puglia chiede particolari
condizioni di operatività, ivi compreso l’obbligo di lasciare le cave a fine
gestione avendo effettuato opportuno recupero ambientale. Parole sono state spese
a favore della crescita della cultura della pietra, dello sviluppo del settore
con la sostenibilità ambientale. Si è parlato anche della
internazionalizzazione delle imprese del settore, che permette già ora alle
stesse di interfacciarsi con i clienti di tutto il mondo, a cui vendere un
prodotto sempre più apprezzato. Durante il Workshop ai presenti è stato offerto
un breve filmato, che ha avuto come attori indistintamente impresari,
scalpellini e artisti della pietra. Successivamente
è stato presentato "Stone Stories", un progetto cioè promosso
dalla Regione Puglia e InnovaPuglia, che ha come obiettivo l’interfacciamento
con le nuove generazioni, attraverso un linguaggio che faccia perno su sintesi
e bellezza, tradizione e innovazione, con un occhio sempre attento al
territorio, in tutte le sue sfaccettature.
Ho anche avuto il piacere di ascoltare una breve relazione di Ugo La
Pietra, artista che non ha bisogno di essere presentato, che è stato anche
l’artefice della istituzione di un Dipartimento che ho avuto il piacere di
frequentare nella città di Milano. La Pietra ha parlato della sua esperienza
personale, dell’incontro con il Salento e la pietra leccese, lamentando la
miopia delle istituzioni, che non hanno
sostenuto i vari piccoli produttori locali di manufatti artistici per un
auspicabile salto di qualità.
Alla fine del workshop si è dato vita a un breve dibattito, al quale ho
voluto dare un mio piccolo contributo, che ha avuto come riferimento la
situazione ambientale, in relazione alle cave presenti nel territorio cegliese
o nelle sue immediate vicinanze. A riguardo, premetto di non avere dati
oggettivi alla mano e di non conoscere esattamente se le cave siano ancora
attive oppure abbandonate, tuttavia ho voluto ugualmente sottolinearne la loro presenza,
in quanto vere e proprie ferite inferte al territorio, in un ambito
territoriale a forte connotazione turistica tra i più importanti di tutta la
Puglia, come la Valle d’Itria, con le meravigliose città di Martina Franca, di
Locorotondo, di Cisternino, di Ostuni e di Ceglie Messapica. Di questo
comprensorio, ho voluto sottolineare i tantissimi sforzi compiuti a favore di
una politica volta alla promozione di un turismo sostenibile, a cui da un
contributo non certamente marginale il territorio, con i suoi trulli, con i
muretti a secco, con le masserie, con le numerose altre emergenze
archeologiche, ambientali e paesaggistiche, ecc., ecc. Per quel che riguarda
più da vicino la città messapica, in contrapposizione alle ricchezze testé
citate, ho inteso sottolineare la presenza aberrante nel territorio cegliese di
alcune cave, come quella a ridosso della strada provinciale SP 16 che da Ceglie
porta a Cisternino, come quella a ridosso dell’abitato di Ceglie e
fiancheggiante la strada provinciale SP 26, che porta a Francavilla e, sebbene
poco fuori il territorio di Ceglie, quella situata lungo la strada statale SS
581, che porta a Martina Franca. Di esse ho voluto rimarcare soprattutto la
loro presenza aberrante in punti strategicamente tangibili, osservabili da
tutti, ivi compreso il movimento turistico, al fine di allontanare
definitivamente il rischio che nuove licenze di estrazioni vengano rilasciate
con disinvoltura, qualunque sia la sua collocazione territoriale (è vero che le cave si attivano là dove vi è
giacimento di materiale litico da estrarvi, ma la puntualità che le ha
caratterizzate nel localizzarle proprio a ridosso delle citate arterie stradali,
e non in punti del territorio più nascosti, per me equivale a qualcosa di
inaccettabile. E’ stato come farsi del male e lasciarsi delle ferite, pressoché
incancellabili, inferte al nostro territorio, da consegnare in perpetuo alle
generazioni future).
A fronte delle mie manifestate preoccupazioni, tuttavia è bene precisare
che la Regione Puglia ha voglia, è stato sottolineato più volte, di dialogare
con il territorio, e condividere pure progetti che mirino se non alla
cancellazione di quelle ferite, passando da progetti sostenibili e condivisi,
almeno a mitigare i danni provocati dalle attività estrattive.
A proposito di recupero, desidero ricordare ai lettori che durante il
Workshop è stato pure presentato l’Ecomuseo di Cursi, in provincia di Lecce,
che ha come sfondo le cave di pietra leccese che sono state bonificate, per
divenire un parco turistico, culturale e didattico.
E’ essenzialmente per queste
motivazioni che mi sono sentito in dovere di inviare queste informazioni alla
comunità cegliese. Il mio perciò vuole essere un invito ai giovani e meno
giovani, di qualsiasi credo politico, che hanno a cuore il futuro del proprio
territorio, di prendere al volo tutte le opportunità offerte dalla Regione
Puglia, dalla Comunità Europea e trasformare eventuali siti abbandonati in una
nuova opportunità, che abbia come risultato finale il miglioramento del proprio
territorio, il suo recupero ambientale e paesaggistico, non dimenticando che nei
giorni che stiamo vivendo si sta pensando di offrire ai nostri potenziali
amministratori comunali e regionali materia viva, per la composizione dei
programmi da attuare nel prossimo quinquennio.
V.E.