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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 3 aprile 2015

Le Pietre di Puglia

Ricevo e pubblico volentieri.

“Le Pietre di Puglia nell’Architettura, nel Design, nel Paesaggio”
Il Workshop “Le Pietre di Puglia nell’Architettura, nel Design, nel Paesaggio” si è tenuto il 18 marzo 2015 presso Fiera Milano Rho. Il Workshop è stato organizzato dall’Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia ed ha fatto parte dell’evento “Made EXPO, Fiera Milano Rho”.
In sintesi il programma del Workshop:
Ore 14.00 Il settore estrattivo: verso un modello di sviluppo internazionale e sostenibile;
Ore 14.20 Presentazione “Stone Storie”, il progetto, la mostra, il documentario;
Ore 15.50 Testimonianze d’autore;
Ore 15.20 La politica e la strategia regionale per il settore estrattivo in Puglia;
A seguire vi è stata una visita guidata della mostra “Stone Stories”, presso il Pad. 7, Stand Regione Puglia, dove è stato offerto pure un piccolo buffet.

Maria Luigia Campaniello, Responsabile Comunicazione istituzionale InnovaPuglia, ha coordinato i lavori in cui sono intervenuti due rappresentanti della Regione Puglia, una delle quali in sostituzione dell’Assessore allo Sviluppo Economico Loredana Capone. In sostanza le due rappresentanti (chiedo venia per non ricordare esattamente i loro nomi, questo testo è il risultato di una ricostruzione fatta a casa) hanno presentato una panoramica sull’attuale situazione riguardante il secondo bacino estrattivo d’Italia, con le sue quattro aree produttive: Apricena, Trani, Fasano-Ostuni e Lecce. Da ormai un decennio, è stato detto, si sta cercando di fare ordine in un settore in cui nel passato ognuno ha fatto un po’ quello che ha voluto, con un’opera di censimento di tutte le cave, che ad oggi ne vede raggruppate più di 400. Questo censimento è alla base di una gestione divenuta oggi consapevole dei siti estrattivi, che prevede un loro monitoraggio continuo, anno per anno. Agli impresari cavatori attualmente la Regione Puglia chiede particolari condizioni di operatività, ivi compreso l’obbligo di lasciare le cave a fine gestione avendo effettuato opportuno recupero ambientale. Parole sono state spese a favore della crescita della cultura della pietra, dello sviluppo del settore con la sostenibilità ambientale. Si è parlato anche della internazionalizzazione delle imprese del settore, che permette già ora alle stesse di interfacciarsi con i clienti di tutto il mondo, a cui vendere un prodotto sempre più apprezzato. Durante il Workshop ai presenti è stato offerto un breve filmato, che ha avuto come attori indistintamente impresari, scalpellini e artisti della pietra.  Successivamente è stato presentato "Stone Stories", un progetto cioè promosso dalla Regione Puglia e InnovaPuglia, che ha come obiettivo l’interfacciamento con le nuove generazioni, attraverso un linguaggio che faccia perno su sintesi e bellezza, tradizione e innovazione, con un occhio sempre attento al territorio, in tutte le sue sfaccettature.
Ho anche avuto il piacere di ascoltare una breve relazione di Ugo La Pietra, artista che non ha bisogno di essere presentato, che è stato anche l’artefice della istituzione di un Dipartimento che ho avuto il piacere di frequentare nella città di Milano. La Pietra ha parlato della sua esperienza personale, dell’incontro con il Salento e la pietra leccese, lamentando la miopia delle istituzioni,  che non hanno sostenuto i vari piccoli produttori locali di manufatti artistici per un auspicabile salto di qualità.
Alla fine del workshop si è dato vita a un breve dibattito, al quale ho voluto dare un mio piccolo contributo, che ha avuto come riferimento la situazione ambientale, in relazione alle cave presenti nel territorio cegliese o nelle sue immediate vicinanze. A riguardo, premetto di non avere dati oggettivi alla mano e di non conoscere esattamente se le cave siano ancora attive oppure abbandonate, tuttavia ho voluto ugualmente sottolinearne la loro presenza, in quanto vere e proprie ferite inferte al territorio, in un ambito territoriale a forte connotazione turistica tra i più importanti di tutta la Puglia, come la Valle d’Itria, con le meravigliose città di Martina Franca, di Locorotondo, di Cisternino, di Ostuni e di Ceglie Messapica. Di questo comprensorio, ho voluto sottolineare i tantissimi sforzi compiuti a favore di una politica volta alla promozione di un turismo sostenibile, a cui da un contributo non certamente marginale il territorio, con i suoi trulli, con i muretti a secco, con le masserie, con le numerose altre emergenze archeologiche, ambientali e paesaggistiche, ecc., ecc. Per quel che riguarda più da vicino la città messapica, in contrapposizione alle ricchezze testé citate, ho inteso sottolineare la presenza aberrante nel territorio cegliese di alcune cave, come quella a ridosso della strada provinciale SP 16 che da Ceglie porta a Cisternino, come quella a ridosso dell’abitato di Ceglie e fiancheggiante la strada provinciale SP 26, che porta a Francavilla e, sebbene poco fuori il territorio di Ceglie, quella situata lungo la strada statale SS 581, che porta a Martina Franca. Di esse ho voluto rimarcare soprattutto la loro presenza aberrante in punti strategicamente tangibili, osservabili da tutti, ivi compreso il movimento turistico, al fine di allontanare definitivamente il rischio che nuove licenze di estrazioni vengano rilasciate con disinvoltura, qualunque sia la sua collocazione territoriale  (è vero che le cave si attivano là dove vi è giacimento di materiale litico da estrarvi, ma la puntualità che le ha caratterizzate nel localizzarle proprio a ridosso delle citate arterie stradali, e non in punti del territorio più nascosti, per me equivale a qualcosa di inaccettabile. E’ stato come farsi del male e lasciarsi delle ferite, pressoché incancellabili, inferte al nostro territorio, da consegnare in perpetuo alle generazioni future).
A fronte delle mie manifestate preoccupazioni, tuttavia è bene precisare che la Regione Puglia ha voglia, è stato sottolineato più volte, di dialogare con il territorio, e condividere pure progetti che mirino se non alla cancellazione di quelle ferite, passando da progetti sostenibili e condivisi, almeno a mitigare i danni provocati dalle attività estrattive.
A proposito di recupero, desidero ricordare ai lettori che durante il Workshop è stato pure presentato l’Ecomuseo di Cursi, in provincia di Lecce, che ha come sfondo le cave di pietra leccese che sono state bonificate, per divenire un parco turistico, culturale e didattico. 

E’ essenzialmente per queste motivazioni che mi sono sentito in dovere di inviare queste informazioni alla comunità cegliese. Il mio perciò vuole essere un invito ai giovani e meno giovani, di qualsiasi credo politico, che hanno a cuore il futuro del proprio territorio, di prendere al volo tutte le opportunità offerte dalla Regione Puglia, dalla Comunità Europea e trasformare eventuali siti abbandonati in una nuova opportunità, che abbia come risultato finale il miglioramento del proprio territorio, il suo recupero ambientale e paesaggistico, non dimenticando che nei giorni che stiamo vivendo si sta pensando di offrire ai nostri potenziali amministratori comunali e regionali materia viva, per la composizione dei programmi da attuare nel prossimo quinquennio. 

V.E.