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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

lunedì 23 novembre 2015

Occupano spazio



Le opere realizzate con gli strumenti da cucina, nate con l'intento di essere donate alla scuola internazionale di cucina della cittadina per volontà dell'attuale direttrice e dirigente della scuola nonchè chef , non saranno per adesso più ospitate nella scuola. Tredici opere realizzate con materiali diversi, installazioni e tele, ma sempre con gli oggetti comuni della cucina come soggetti principali in un primo momento allocate nella sala di ricevimento nella scuola sono state considerate come oggetti indesiderati per il solo motivo che "occupano spazio", come in diverse occasioni mi hanno ribadito sia la direttrice della scuola Antonella Ricci che la sua segretaria con diverse telefonate prima che le opere stesse fossero oggetto in estate di due mostre, la prima al castello ducale e la seconda presso la masseria Lo Jazzo . La mostra dal titolo "l'Arte...nell'Arte gastronomica"
con tredici pezzi hanno avuto un apprezzamento altissimo nel pubblico sia come numero di presenze che come gradimento artistico. Le opere, come si ricorderà, uniche nel loro genere, volevano dare una immagine diversa agli utensili quotidiani usati nelle cucine del mondo, adottando linguaggi differenti per ognuna di esse e contesti culturali adatti che andavano dalla poesia, all'arte stessa, alla letteratura, alla musica privilegiando il lavoro sull'immaginario oltre che sulla fattura diversa delle opere.
Motivazione ridicola e banale se consideriamo la cosa da un punto di vista oggettivo: a meno che non siano dei semplici ologrammi le opere devono occupare il loro spazio e nella sala occupavano gli scalini vuoti, la superficie del mobile lunga  estretta ideale per diversi pezzi e poi qualche trespolo sempre spinto verso il muro. La motivazione dunque va cercata altrove, forse nella voglia di preferire il cestino della carta, lui si che serve, a delle opere che comunque davano il senso anche alla scuola stessa: si usa l'ironia nella composizione dei piatti, si usano i colori, le rappresentazioni di cui è maestro il maestro della direttrice nonchè cuoca o chef, Gualtiero Marchesi e dunque ,perchè no per gli utensili importanti tanto quanto i piatti? Stringeno il sacco, la cosa pare quantomeno offensiva anche in presenza di una reale motivazione. Poi per la verità, sentito il sindaco, il dono non era per la direttrice che adesso c'è   magari tra qualche anno ci sarà qualcun altro, ma alla scuola e alla cittadina. ...
Me ne faccio una ragione doppia, con estrema umiltà come ho sempre lavorato cercando sempre di presentare occasioni culturali di buon livello anche per la città e nei mesi scorsi per tutti gli ospiti che da qui sono passati e hanno potuto ammirare anche le mie modeste opere d'ingegno. Per questo motivo mi assegno una stella e la tolgo alla direttrice e al sindaco sebbene nessun catalogo famoso registrerà la cosa.
angelo ciciriello