.

Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

lunedì 24 luglio 2017

Culto e tradizioni di Sant'Anna a Ceglie Messapica

300° Anniversario Festa di Sant'Anna
"Culto e tradizioni di Sant'Anna a Ceglie Messapica"
Conferenza a cura di 
Mons. Gianfranco Gallone e del Prof. Gaetano di Thiène Scatigna Minghetti
Lunedì 24 luglio, ore 20.30 
Chiesa di Sant'Anna
Foto Francesco Moro
300° Anniversario Festa di Sant'Anna 
BREVE STORIA DEL CULTO DI SANT'ANNA A CEGLIE 
di Mons. Gianfranco Gallone 

Il culto di Sant'Anna a Ceglie è più che millenario; esso risale al periodo dell'alto Medioevo, quando una comunità di monaci italo-greci si ritirò sulle colline messapiche e vi costruì un cenobio, dedicandolo alla Madre della Beata Vergine Maria, Sant'Anna. Il monastero fu costruito a circa un kilometro di distanza dall'antico casale ed aveva come dote tutta la campagna circostante, dove i monaci calogeri si erano dedicati oltre che alla preghiera anche all'agricoltura, in particolare alla coltura dell'olivo. 
Nella "villa" di Ceglie essi curavano l'amministrazione della chiesa di San Demetrio, che era grancia dello stesso monastero; nei pressi avevano anche un piccolo edificio, denominato "la casa dell'abbazia". Poco distante dallo stesso monastero, sulla via che portava ad Egnazia si trovava la chiesa di San Nicola e, sulla strada che conduceva verso l'alta Murgia e che attualmente conduce a Martina Franca, si trovava la chiesa di Santa Adivinia o Lavinia. Le due chiese erano officiate dagli stessi monaci. Attorno ad esse si trovavano, probabilmente, le case di alcune famiglie di contadini e di boscaioli, che lavoravano alle dipendenze dell'eremo. Il monastero, come la "villa" di Ceglie, cadde in rovina dopo le ripetute incursioni saracene. Con l'arrivo dei Normanni, all'inizio dell'XI secolo, tutto il Salento fu sottoposto alla "romanizzazione", per riportare le chiese locali, una volta sotto l'influsso bizantino, alle dipendenze del Romano Pontefice. In questo arduo compito, i Normanni chiamarono i benedettini, che in maniera solerte occuparono molti dei monasteri greci, o ne fondarono di nuovi, e affiliarono così i fedeli, una volta bizantini, alla chiesa romana. Tra questi monasteri, quello di Ceglie, un tempo dedicato a Sant'Anna, fu riconsacrato alla Santissima Trinità. L'abbazia benedettina, verosimilmente, dipendeva da quella della SS. Trinità di Venosa, ed è restata attiva sino alla fine del XIV secolo, quando, in seguito alla dura lotta tra i Durrazzeschi e gli Angioini, che per un buon lasso di tempo guerreggiarono tra Taranto e Brindisi, abbandonarono l'abbazia affidandola ad un abate commendatario. 
Fu attribuita l'Abbazia, dopo alterne vicende, ad un sacerdote di Ceglie, donno Antonio d'Urso, Notaio Apostolico, il quale, con l'autorizzazione pontificia, nel 1595 donò al Capitolo cegliese la chiesa e tutti i suoi beni, tra cui la masseria dí Paglioníco (oggi masseria SantAnna), con l'obbligo di incrementare a Ceglie del Gualdo il culto in onore della Madre della Vergine. 
Il clero cegliese accolse di buon grado la donazione e s'impegnò alacremente a restaurare l'anti-ca chiesa e a promuovere la devozione a Sant'Anna, celebrando solennemente la sua festa ogni 26 di luglio. Nella chiesa si officiava la Santa Messa ogni domenica e ad essa terminava la processione delle Rogazioni di Primavera, denominata di "San Marco", quando l'Arciprete con tutto il Capitolo, le comunità religiose dei Domenicani e dei Cappuccini, celebrava solennemente la Divina Eucaristia. 
La festa di luglio, poi, richiamava molti fedeli devoti, non solo di Ceglie, ma anche del circondario, tanto che i Vescovi oritani, nel descrivere lo stato della Diocesi al Papa, parlando di Ceglie, ri-ferivano dell'esistenza di due "santuari" quello di Sant'Anna e quello di San Rocco, che attiravano un nutrito concorso di popolo. Nei primi anni dell'arcipretura di donno Donato Maria Lombardi (1696-1752), dopo il rifacimento dell'attuale chiesa (1710), il Capitolo decise all'unanimità di realizzare una statua lignea di Sant'Anna, per solennizzare maggiormente la festa e dare origine alla processione in suo onore. 
Essa fu fatta eseguire tra la fine del 1716 e gli inizi del 1717, probabilmente da un artista sa-lentino di cui ancora oggi s'ignora il nome per la mancanza di documenti. Il simulacro fu accolto con molta devozione ed entusiasmo sia dal clero sia dai cegliesi per cui, sin dal 26 luglio del 1717, si è data origine alla doppia processione, alla quale il nostro popolo è molto affezionato.
 Così scriveva l'Arciprete Lombardi nel 1748 al Vescovo oritano Castrese Scaja: "...Oltre le suddette processioni si fanno le seguenti. Nella mattina della gloriosa Sant'Anna, quando si va da tutto questo Capitolo processionalmente a cantar la Messa nella chiesa di detta santa extra menia e l'altra a 22 ore quando si va a portare la statua di detta santa dalla Collegiata alla sua chiesa con torcie proprie, introdotta da 30 anni in qua, nel qual tempo si fe' la statua e la mattina si fa nella Collegiata il Panegirico a gloria di detta Santa a spese di un devoto di nome Tomaso Majulo" (il cognome Majullo è uno dei più antichi di Ceglie; probabilmente la famiglia Majullo aveva contribuito alla realizzazione del simulacro). 
La processione si svolgeva in questo modo: la sera della vigilia, il 25 luglio, il Capitolo andava alla chiesa di Sant'Anna, fuori dell'abitato della Terra, e prelevava la statua e la portava solennemente nella chiesa collegiata; la sera del 26 luglio, poi, "a 22 ore", si riportava l'immagine sacra nella sua chiesa. Questa tradizione è rimasta in vigore fino ad una trentina d'anni fa, quando per ragioni liturgiche, i Parroci che si sono succeduti nella parrocchia di San Rocco (nel cui territorio ricade oggi la chiesa di Sant'Anna) hanno ritenuto opportuno che il simulacro della Santa fosse tenuto nella sua chiesa il giorno della festa liturgica e poi, la sera di quello stesso giorno, portato in chiesa madre, per rispettare la tradizione centenaria della doppia processione, che si spera non cada mai in disuso! 
Forse non tutti sanno che nella mano destra della Santa si trova un ramoscello di olivo in argento, cesellato e tempestato di pietre preziose, nell'atto di porgerlo alla Vergine bambina, la quale tende la manina per afferrarlo. In questo atteggiamento i cegliesi hanno voluto porre sotto la protezione di Sant'Anna e della Madonna li coltura dell'olivo, che tanto sostentamento ha dato e dà alle famiglie degli agricoltori cegliesi con la produzione dell'olio, chiamato oggi "oro verde". 
Voglia Sant'Anna, la "Mamma cara", intercedere anche oggi con la sua figlia Maria, la Madre di Gesù, a mantenere viva la nostra fede, come olivo verdeggiante, nella fedeltà di Dio e nella tradizione cristiana, mentre si celebrano i trecento anni della sua processione.