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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 10 maggio 2019

Ceglie città turistica?


Ceglie città turistica?

Tutto inizia con un trillo del telefono fisso di casa, nella primavera inoltrata del 2018: "Pronto Elia, sono Giusy B., finalmente vado in vacanza nella tua Ceglie, la prossima estate". Trascuro tutto ciò che ne è seguito, al fine di essere il più breve e conciso possibile (cosa per me di per se già difficile). Quello che però non è trascurabile è che Giusy, medico ormai in pensione, si sia ricordato di me, della opportunità di ricevere i miei consigli, prima decidere dove poter soggiornare nella nostra città, per trascorrervi alcuni giorni di vacanza. In quiescenza io ci ero andato il 31 luglio del 2007, tanti anni erano ormai passati, eppure Giusy si è ricordata di me, della mia Ceglie. Per quel che mi riguarda, non trovo motivo di meraviglia se ciò sia avvenuto, perché con Giusy io vi ho lavorato forse 30 anni (dei miei 35 lavorati presso l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Varese), facendomi conoscere da subito come colui che proveniva da Ceglie Messapica, quell'antica e graziosa cittadina, sulle pendici degli ultimi rilievi collinari, a nord nella provincia di Brindisi. A differenza di qualcuno, da sempre io sono stato molto orgoglioso nel sottolineare la mia esatta provenienza. Da sempre lo sono stato nel decantare ed esaltarne oltre misura le bellezze del territorio della nostra città, con il suo caratteristico centro storico, i trulli, le masserie, i muretti a secco, gli ulivi ultrasecolari, la bontà della nostra cucina, ecc., ecc. 
Non so spiegarmelo, quello che è certo è che in tanti anni di lavoro i miei colleghi  hanno assistito, e talvolta beneficiato, di una mia continua missione di promozione turistica della regione Puglia, ma soprattutto della mia città nativa, manco fossi stato pagato per farlo. Ma lo facevo con tale passione, con tale mia partecipazione che riuscivo ad alimentare il desiderio, ancorché recondito, in chi mi stava ad ascoltare, di scendere in Puglia, trascorrervi un periodo di vacanze e conoscere finalmente la tanta decantata Ceglie. Insomma, ben presto, quando qualcuno si convinceva di venire in Puglia io passavo subito a dare consigli, a tracciare itinerari turistici, con un fare che mi faceva assomigliare non poco ad un autentico ed appassionato operatore turistico. Ed ecco spiegata la chiamata al telefono di Giusy, avevo tanto seminato nel tempo che presto o tardi i frutti sarebbero arrivati, anche da parte sua. Anche in questo caso, come mia abitudine, Giusy ricevette da me ogni consiglio, sul dove soggiornare, dove andare al mare, a ristorante, gli itinerari turistici migliori da seguire, e così via. E in questa ottica che si spiega come Giusy e suo marito, medico lei e ricercatore  lui, l'estate scorsa abbiano soggiornato in una masseria (B&B), nel territorio comunale di Ceglie, appartenente ad un noto personaggio sportivo del nord Italia amante anch'egli, a suo dire, del territorio della nostra amata città messapica. 
Bene, naturalmente anche io e la mia famiglia l'estate scorsa non potevamo non far ritorno a Ceglie, così come tutti gli anni, da quando mi sono trasferito a Varese. E una volta giunto a Ceglie non potevo non fare gli onori di casa alla coppia lombarda. Ma, ecco cosa avviene la sera della vigilia di ferragosto del 2018, ancora un trillo al cellulare e la festosa voce di Giusy:" Ciao Elia, siamo arrivati a Ceglie! - e fin qui tutto bene, ma subito dopo - abbiamo posteggiato la macchina in una squallida piazza!". Per me, che avevo tanto decantato Ceglie (a Giusy le avrò fatto na capa tant), fu come ricevere una coltellata al cuore. Capii subito, dalle informazioni ricevute, che quella piazza altro non era che il largo nei pressi dell'ex Ospedale Civile, alle spalle dell'ex Carcere mandamentale. 
Partendo dal centro storico medioevale, raggiunsi di piè sospinto Giusy e suo marito e, nonostante l'inaspettato "colpo basso" appena ricevuto, vi andai loro calorosamente incontro. Quando fui lì, guardandomi attorno, ebbi la stessa sensazione provata poco prima dagli ospiti lombardi. La netta sensazione di trovarmi in un luogo di Ceglie scarsamente illuminato, anzi piuttosto tetro, un luogo poco o per niente frequentato, insomma poco accogliente, che sapeva di triste abbandono. Un luogo circondato da edifici anch'essi semi-abbandonati, da altri dalla scarsa manutenzione, incluso l'ex Ospedale che non riesce più a dare l'idea di un centro attivo, dove vi pullula la vita tutt'intorno. 
In quel contesto a dir poco deprimente, mi sentii quasi costretto a scusarmi. <<Vedete, io dissi ai due amici lombardi, questa non è proprio una piazza, qui una volta vi era la "Casa della mamma e del bambino", oggi a Ceglie di bambini non ne nascono più ed ecco l'abbandono. Questo grosso edificio, continuai, è dell'ex Ospedale, ormai ridotto ai minimi termini dalla politica, ma a Ceglie, cercai di riprendere quota, vi è un altro ospedale che è il fiore all'occhiello della regione Puglia>>. Pronunciai dettagliatamente e con sottile ma efficace enfasi la sua denominazione, e non solo quella. Ed ecco scaturire dalla mia bocca qualcosa come: <<Presidio Ospedaliero Fondazione S. Raffaele, Istituto di Alta Specializzazione, già medaglia d'oro del presidente della Repubblica, per il famoso programma europeo "Alzati e cammina", di cui tanto è stato detto anche in TV - poi con un fare forbito di chi vuol utilizzare effetti speciali, condito con un pizzico d'orgoglio, aggiunsi - una tra le non poche eccellenze della nostra Ceglie>>.
Cercai insomma di pareggiare in qualche modo il conto. Subito dopo, da quel punto della città ci incamminammo verso il centro storico medioevale, sfiorando prima il Calvario e passando poi davanti la chiesa di S. Gioacchino, per raggiungere successivamente Piazza Vecchia. Visitammo questa ed incuneandoci nelle strette viuzze del borgo antico raggiungemmo prima il belvedere per poi guadagnare Piazza S. Antonio. Da lì, scivolammo lungo lo stretto ed animatissimo Corso Garibaldi per giungere nel salotto di città, Piazza Plebiscito. Stando nel cuore della città messapica, non è assolutamente difficile poter immaginare quale sia stata l'atmosfera la sera della vigilia di ferragosto, una gran folla in lento movimento, la musica in piazza, le trattorie e i bar presi d'assalto. Insomma, un gran movimento festoso faceva in qualche modo da contraltare ad un luogo che mal aveva impressionato la nostra coppia di turisti lombardi, al primissimo impatto, appena cioè messo piede nella nostra città. Paghi di una prima sommaria visita, ci ritrovammo seduti attorno ad un tavolo ed assaporare alcuni piatti della nostra tradizionale cucina. Infine, un'altra passeggiata in Corso Garibaldi e l'approdo presso una storica rivendita del biscotto cegliese, di quelli che, non poche volte nel corso di decenni, ho voluto far assaggiare a Giusy e al numerosissimo gruppo di laboratoristi dell'ospedale varesino.
A proposito di ospedali, che tristezza per chi scrive* (il cui impegno profuso a favore dello sviluppo dell'ospedale di Varese è stato oggettivamente riconosciuto), guardare impotente l'ospedale della sua città d'origine, declassato, ridotto ormai ai minimi termini, per certi aspetti in stato di abbandono, dalle pareti esterne in disfacimento per l'incuria perpetrata nel tempo. Ma quel che più preoccupa è che ormai da tempo nessuno più osa spendere una sol parola, a favore di quello che sino alla fine del secolo passato veniva denominato Ospedale Civile di Ceglie Messapica che, in quanto a servizi offerti, riusciva comunque ad inorgoglire gli stessi cittadini che ne usufruivano.
Altro che squallida piazza, come tristemente definita dai nostri turisti lombardi, qui pare avere a che fare con tutto un rione in pessime condizioni ambientali. Mi verrebbe di chiedermi se è questa la città turistica che vogliamo, se è questa la città smart, di cui da tempo si parla. Non lo voglio nascondere, sono veramente arrabbiato, perché non è la prima volta che dopo tanto mio gratuito impegno, speso in promozione lontano più di mille chilometri, io raccolga micidiali pugni nello stomaco, proprio quando sono intento a completare la mia onesta e gratuita opera di accoglimento e di Cicerone, a favore di turisti venuti da lontano, per conoscere la nostra antica città messapica. 
Mi chiedo dove siano finiti tutti quei politici (di destra, di sinistra e di centro) strenui paladini difensori dell'ex, ex, ex ospedale civile? di Ceglie?. Non sarebbe ora che almeno qualcuno fra essi ritornasse ad esaminare attentamente il livello qualitativo del servizio sanitario offerto attualmente ai cittadini cegliesi, nella consapevolezza che, come ricorda la Costituzione, essi avrebbero il diritto sacrosanto di avere la stessa qualità del servizio sanitario offerto mediamente al resto dei cittadini italiani?. Eppoi, per non incorrere in fraintendimenti, voglio essere chiaro, io mi ritrovo d'accordo con chi vuol vedere nascere il nuovo Centro Risvegli nell'area prospiciente l'Istituto S. Raffaele, per una serie di motivazioni, ma soprattutto per una questione logistica e di interfacciamento logico ed il più immediato con l'Istituto S. Raffaele. Tuttavia mi chiedo se, dopo aver illuso la cittadinanza, affermando che tale centro sarebbe sorto nella struttura pubblica del vecchio ospedale civile di Ceglie, perciò con irrinunciabili prospettive di ristrutturazioni interne, che avrebbero potuto essere anche esterne, sia giusto lasciare deperire una fra le strutture edilizie più importanti ed in vista della città, situata su uno dei colli urbani, posta proprio su di un asse viario privilegiato, fatto attraversare abitualmente dal movimento turistico, prima di accedere al cuore della città, palcoscenico dei maggiori eventi socio-culturali pubblicizzati a livello regionale, nazionale ed internazionale, attraverso le fiere specializzate del turismo (Milano, Londra, Berlino, ecc., ecc.). 
Non è mia pura immaginazione, oggi a Ceglie abbiamo non solo una struttura ospedaliera depotenziata e privata delle unità operative di degenza e servizi che molti ben ricorderanno, attorno ai quali possiamo pure discutere, ma anche una struttura edilizia, un contenitore per intenderci, in evidente stato d'incuria, che contribuisce a dare un'immagine assolutamente negativa di una parte della città. In questa ottica, è mia convinzione, diventa prioritario rimettere sotto la lente d'ingrandimento non solo quella "squallida piazza", ma l'intera area su cui incombe tutto l'isolato occupato dall'ex ospedale, ivi comprese via Leonardo da Vinci, viale Guanella e soprattutto via S. Paolo della Croce, insieme alla serie delle sacre stazioni della Via Crucis, oramai in assoluto e deprecabile stato di abbandono. Quest'area presenta tutte le caratteristiche per avviare, senza più attendere, un serio progetto di riqualificazione urbana. 
Per finire, avrei potuto non denunciare tutto ciò, ma la mia coscienza non lo avrebbe permesso, così come avvenuto in altre circostanze. E' mia opinione che non si ama una città rimanendo in colpevole silenzio.
Quantunque non molto chiara, ecco una mia foto scattata nello scorso periodo pasquale da via Leonardo da Vinci, con al centro una penosa porzione esterna dell'ex Ospedale Civile di Ceglie Messapica. 

Porzione di ospedale vista da via Leonardo da Vinci
Varese, 9 maggio 2019                                                                               
                                                                                                                                     Vito Elia

*N.B.: Tecnico di Laboratorio medico, poi in successione coordinatore dei Tecnici di Lab., direttore dipartimentale dei Tecnici di Lab. medico dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Varese (n.10 Laboratori di n. 6 ospedali), Segretario del Dipartimento di Patologia Clinica della stessa azienda. Ha partecipato al concorso nazionale per il conferimento della direzione del macro Dipartimento S.I.T.R.A. (Servizio Infermieristico, Tecnico e Riabilitativo - comprendente il Dip.to Infermieristico, il Dip.to dei Tecnici di Radiologia e Tecnici di Lab. Medico, il Dip.to dei Tecnici di Riabilitazione ed altri tecnici sparsi in vari servizi sanitari dell'Azienda Ospedaliero Universitaria O. di C. di Varese). In quel contesto, il suo nome resta compreso fra gli unici n.5 (cinque) che superano la selezione, approdano alla prova orale, superandola positivamente, senza che venga effettuata una classifica. Docente  della Scuola Tecnici di Lab. medico, organizzatore e docente di corsi di aggiornamento per medici e tecnici di Lab medico, organizzatore e docente di corsi di aggiornamento per caposala. Membro (eletto) del Consiglio dei Sanitari, membro del Comitato di crisi dell'A. O. U. O. di C. di Varese, membro in varie commissioni, interne ed esterne alla suddetta azienda. 
Artefice della nascita, ha condotto e sviluppato autonomamente nel tempo il Servizio Prelievi Ambientali Microbiologici, punto di riferimento di tutta l'azienda, con attività eseguita a favore anche di strutture sanitarie al di fuori dell'azienda di appartenenza. Tra l'altro, nell'anno 2007, il S. P. A. M. è risultato di fondamentale importanza per far partire le attività nel nuovo complesso ospedaliero di Varese (N. 9 livelli, con un quartiere operatorio costituito da n. 20 sale operatorie). V. Elia si è occupato di gestione del personale tecnico, di supervisione del personale infermieristico, degli operatori socio sanitari e personale impiegatizio di laboratorio. Di organizzazione e gestione della struttura edilizia di laboratorio, intervenendo con schizzi, disegni tecnici per modifiche dell'edilizia di laboratorio, con disegni tecnici per l'installazione di nuovo arredo tecnico di Lab., di studi x medici dei settori di Batteriologia, di Sierologia e Virologia e dell'allora nascente settore di Genetica. Chiede, ottenendo, la realizzazione di una palafitta metallica da affiancare alla struttura del Lab. di Microbiologia e Genetica, divenuta nel tempo insufficiente ad ospitare nuove tecnologie diagnostiche di laboratorio. Si è occupato degli schizzi e disegni tecnici per la realizzazione del nuovo Laboratorio, nel nuovo ospedale di Varese, ivi compresa distribuzione degli studi, degli arredi per direttore, medici, coordinatore tecnico, ed ivi compresa distribuzione degli arredi tecnici, della strumentazione di laboratorio, dell'area a temperatura controllata per lo stoccaggio di materiale diagnostico, del magazzino per lo stoccaggio di materiale vario di laboratorio, della sterilizzazione e gestione rifiuti solidi speciali, ecc., ecc. 
Si è inoltre occupato della sterilizzazione e trattamento dei rifiuti solidi speciali di laboratorio, chiedendo ed ottenendo un servizio esterno per il trattamento dei liquidi reflui del laboratorio centrale dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Varese, da quel momento non più scaricati, attraverso la rete urbana, nel lago di Varese. Si è occupato della preparazione dei terreni colturali in azienda, per i quali viene invitato, da esperto, ad effettuare una ispezione presso OXOID GmbH, fabbrica terreni colturali pronti in piastre di Petri, in Germania (Wesel 22 – 23/11/2001 “Development, Manufacture and Quality Control of Prepared Culture Media”). Infine, come ultimo atto da dipendente ospedaliero, si è preoccupato della sua successione, facendo indire il concorso per l'individuazione del nuovo Coordinatore dei Tecnici del Lab. di Microbiologia e Genetica dell'azienda succitata, facendone parte della commissione concorsuale.