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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

mercoledì 24 febbraio 2010

Godimenti

Mercoledì 24 febbraio ore 21.00
Teatro Comunale Ceglie Messapica
Armamaxa Teatro
1981
All’inizio dell’era del godimento
di e con Enrico Messina


Quando eravamo bambini le giornate erano più lunghe, come se durassero di più. Ma tutte, proprio tutte finivano allo stesso modo; e alla stessa ora. La televisione, si accendeva lenta; a valvole. E da lontano arrivava quella musica.... Carosello. I cancelli si aprivano... e ti portavano nel mondo del "merendero", della "peppina" e di "miguel son sempre mi!", e "paulista". Ma nel 1981 Carosello era già finito, non c’era più.
A pensarci adesso, noi siamo diventati grandi quando è finito Carosello ed è arrivata la pubblicità, quella vera, fatta con gli spot. Una volta, però, in quel 1981, dentro alla mia televisione c’era un sacco di gente, troppa.
Si agitavano, intorno a un buco per terra; un pozzo. Ci era caduto dentro un bambino, Alfredino. Era Vermicino. Fu il primo, terrificante, reality show, e con quel bambino precipitarono in un pozzo 30 milioni di spettatori italiani. Alla pagina "Radio e Televisione" di La Repubblica del 17 Giugno 1981 si legge: "...un indice d’ascolto record, che ha toccato i trenta milioni di spettatori intorno alla mezzanotte di venerdì... una diretta storica, almeno dal punto di vista del Servizio Opinioni dell’azienda".
A pagina 3 dello stesso quotidiano Domenica 14 Giugno Paolo Guzzanti scriveva: "...è stato il festival della proiezione, tutti eravamo tutti: tutti eravamo Alfredo nel pozzo, tutti eravamo la madre, tutti eravamo Pertini cha abbandona la crisi di governo, tutti eravamo i vigili del fuoco...", mentre sul Corriere della Sera, in prima pagina, Carlo Bo si domandava: "...di quella emozione registrata alla televisione che cosa resta, che cosa leggiamo nel cuore comune del paese...". La Televisione, scopriva in quei giorni il proprio enorme potere: poteva trasformare la realtà in spettacolo. E noi ci trasformammo da popolo in pubblico: era l’inizio dei "favolosi anni ottanta", l’inizio dell’era del godimento.