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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 23 febbraio 2010

Il buco

C’è una cosa, successa tanti anni fa, che continua a venirmi in mente. Tra i tanti fatti enormi, epocali, che sono successi nei decenni scorsi e di cui il caso ci ha fatto essere contemporanei, c’è una cosa che mi è rimasta impressa più delle altre e che non riesco a dimenticare. Sto pensando alla morte del piccolo Alfredino Rampi, successa più di venti anni fa. E’ come se a volte, in certi terribili snodi epocali, accadesse qualcosa che permette di vedere in un istante che cosa sta succedendo sotto i nostri occhi, in che stato siamo. In questi anni ritorno spesso a tutta quella incredibile storia, che mi pare sveli come poche altre il volto di questo paese e di questa epoca. E mi immagino, nei momenti di disperazione per quanto ci circonda, che stia succedendo adesso, che stia succedendo ancora, che stia continuando ininterrottamente ad accadere. E che, ai bordi di quel buco dove è precipitato il bambino, non ci siano gli uomini di allora, ma quelli di oggi, tutti in piedi, attorno a quella ferita sempre aperta. E che, sullo sfondo delle persone che ce l’hanno messa tutta e che ce la metterebbero tutta anche adesso, che hanno dato e continuerebbero a dare l’anima, ci siano i notabili di oggi, col loro seguito di servi e di guitti in posa di fronte alle telecamere.
I maiali di Antonio Moresco
da Patrie impure. Italia, autoritratto a più voci. Rizzoli,2003.