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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 28 gennaio 2011

Una furtiva lagrima II

In una serata fredda e piovosa, tra tuoni e fulmini (beh questa seconda parte è esagerata), l'Elisir d'amore, un'opera in due atti di Gaetano Donizetti, è arrivato a Ceglie Messapica. Che cosa ci ha portato anche Dulcamara? Katia Ricciarelli, regista dell'opera, soprano ed ex moglie del Pippo nazionale. Una serata fredda, ma non nel loggione. 
Ne riparliamo più tardi, perchè bisogna prima arrivarci al loggione.
Intanto la foto della signora Ricciarelli.
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Le defaillance iniziali nell'organizzazione sono state compensate dall'ascolto delle arie di straordinario fascino melodico quali "Quanto è bella, quanto è cara", "Della crudele Isotta", "Come Paride vezzoso" e della famosissima "Furtiva lagrima".
Il nostro teatro ce la fa ad ospitare un'opera lirica, chiaramente con una scenografia adeguata e con la rimozione della prima fila per ospitare l'orchestra. L'acustica è buona, sul loggione, anche se bisogna dire che nella parte iniziale il tenore veniva coperto spesso dall'orchestra.
Alla fine del primo atto la fuga dei presenzialisti. Siparietto all'inizio del secondo atto. Rientra il direttore d'orchestra attimi di incertezza quando una voce dice:" Che fai dirigi a memoria?". Mi affaccio e vedo la signora Ricciarelli che consegna la partitura al direttore. Uno scherzo?
Che caldo che fa su nel loggione!
Alla fine dello spettacolo piove ancora, governo ladro. 

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