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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 12 aprile 2012

Secondo Pinocchio

Domenica 15 Aprile ore 17.30
Il posto delle favole
Compagnia Burambò
SECONDO PINOCCHIO
di e con Daria Paoletta e Raffaele Scarimboli
Teatro Comunale

Pinocchio, un burattino di legno a figura intera, è in scena legato al collo da una catena e ulula al pari di un cane. Alle sue spalle appare il burattinaio che lo libera e gli ricorda che la famigerata scena che lo vede braccato dal contadino è stata tolta dal copione. Dal principio si chiarisce quale sarà la cifra dello spettacolo: la finzione è scenicamente dichiarata. Questa condizione permetterà al protagonista di vivere apertamente una relazione giocosa e spontanea con gli animatori presenti in baracca. In una specie di gioco senza trucchi né inganni, Pinocchio decide di raccontare alcune parti della sua storia e di rappresentarne altre, avvalendosi come di una controfigura: una marionetta di legno munita di articolazioni snodabili. Quest'ultima affronterà il mare in tempesta per andare incontro al babbo scampando alle fauci del pescecane; sarà il naufrago che approderà sull'isola delle api industriose e anche il doppio di Pinocchio con cui parlerà in segreto come davanti allo specchio. In una delle prime scene compare il falegname Geppetto, alle prese con il martello, nell'atto della creazione del suo straordinario figliuolo. Continua qui.

“DALLE STELLE ALLE FORMICHE” 

"TEATRI ABITATI una rete del contemporaneo"
RESIDENZA TEATRALE DI CEGLIE MESSAPICA
Armamaxa teatro – Luna nel Pozzo – Teatro dell'Est

formazione

“DALLE STELLE ALLE FORMICHE”
LABORATORIO SULLA DRAMMATURGIA DELLO SPAZIO
condotto da PAOLO BARONI
Teatro Comunale di Ceglie Messapica
3, 4, 5, 6 Maggio 2012

Concepire lo spazio come elemento che contribuisce, insieme agli altri linguaggi del teatro, alla costruzione di un evento. Pensare ai vari linguaggi in rapporto dialogico e al tempo stesso autonomo, alla pari. Praticare quella linea di confine che c'è tra la visione e la visionarietà, la stessa linea che divide la follia dalla memoria e restare in questa “terra di nessuno” che non appartiene né alla follia né alla memoria, ma che le separa e le mette in dialogo. Imparare ad ascoltare, ogni volta, sempre, questo dialogo che è culla di creazione.
Giocare con gli occhi e con le mani, magari in ginocchio, come i bambini. Ricercare, come loro, l'essenza delle cose, a partire dall'analisi del testo, per arrivare alla ricerca delle immagini mentali e poi dei materiali, per procedere alla loro catalogazione, alla condivisione degli stessi, all'assemblaggio (“dialogo tra oggetti”) e alla creazione finale, di nuovo una.
Come? Dipende da chi siete, cosa portate, come pensate... Comunque, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo... dalle stelle alle formiche!
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