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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 4 ottobre 2016

San Francesco


L'ultima traccia dei Francescani a Ceglie in abbandono. Continua il silenzio dopo la distruzione del convento per la costruzione di un ospedale che non c'è più.

Il Comune, allora Universitas, di Ceglie, intorno al 1540, si rivolse a Padre Tullio da Potenza, invitandolo a promuovere l'autorizzazione a costruire, nella nostra città, un convento per i frati Cappuccini.A quel tempo, purtroppo, non fu possibile aderire alla richiesta e forse non sarebbe stato mai possibile se tutta la popolazione cegliese non avesse continuato a rinnovare quella richiesta, frequentemente, fino a quando venne accettata.
Il suolo per l'edificazione del convento fu acquistato dal Comune. Alcuni studiosi di storia locale, invece, danno il merito alla famiglia Sanseverino. Per quanto di mia conoscenza quanto sopra non risponde alla verità.
Fu così che,…. finalmente, nel 1566, il Comune, a proprie spese, fondò il convento tanto sospirato con VENTI cellette alle quali se ne aggiunsero altre in seguito [cfr. Padre S. da Valenzano, I Cappuccini nelle Puglie, Memorie storiche (1530 - 1926), Bari 1926].
Passarono gli anni e solo nel 1589 l'Amministrazione comunale poté disporre di un terreno adiacente per costruire anche la Chiesa. 
L'Università, infatti, e per essa il Sindaco e gli Eletti il 27 agosto 1589 sottoscrivono un atto di permuta con il Rev. Antonio D'Urso, Abbate della Chiesa di Sant'Anna, il quale proprio in quel luogo aveva alcune case con giardino, per la costruzione del nuovo monastero dei PP. Cappuccini (ASBr., Notaio Cornelio Vacca, a.1589, C.177-178.INV.III.B.3.1.I.2).
Nel 1647, fu celebrato a Ceglie nel convento dei Padri Cappuccini, il Capitolo di quell'Ordine francescano.


Avvenne nel Convento di Ceglie 1633
Giovine di età, ma provetto nella virtù, ottenne parimente in quest' anno l'egual eterna mercede Fr. Bonaventura da Matera, Cherico della Provincia d'Otranto. Accrebbe tra Nostri coill’ornamento di molte virtù quella purità limpidissima, che aveva sortita, e conservata sempre ancor nel secolo, infinchè, consumato in breve tempo, fu invitato dagli Angeli, anzi dalla stessa Regina degli Angeli
al Paradiso. Giaceva moribondo nel Convento di Ceglie 1’Angelico Giovinetto, e dopo il ricevimento degli estremi Sacramenti messosi in una giovialissima ilarità di sembiante, esclamò di repente : Andiamo prestissimamente, andiamo. Il Padre Fr. Serafino da Matera Sacerdote, che gli assisteva, lo interrogò, dove andare voleva; ed il buon Cherico soggiunse subito : Al Paradiso, Al Paradiso . E non vedete Voi la Beatissima Vergine Maria accompagnata da i Cori degli Angeli, che m'invita? Andiamo adunque, affrettiamoci; e dette appena quelle precise parole, esalò l'ani¬ma innocentissima. Nell’ora medesima , nella quale nel Convento di Ceglie mori quello piissimo Cherico, stava infermo nel Convento di Taranto Fr. Diego da Gallipoli, Laico di singolare santità in quella stessa Provincia; e quelli, alzando gli occhi inver del Cielo, si diede repentinamente ad esclamare : O Voi Beato, o buon Cherico !O Voi Beato Fr. Bonaventura da Matera ! 0 Felicissimo Giovinetto ! Ecco che dalla gloriosissima Madre di Dio, e dagli Angeli egli è guidato al Cielo . Che Fr. Diego vedesse, e dlcesse il vero, fi fece subito manifesto ; perchè nel giorno appresso furono portate da Ceglie a Taranto le circolari lettere coll’avviso della morte del Cherico, e da quelle si ebbe la notizia, che appunto era morto in quell’ora stessa, nella quale si era dato a vedere al buon Laico .




fototeca Michele Ciracì