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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 16 luglio 2019

Hey, there Delilah


Presentazione del Libro 
“Hey, there Delilah”
di  Jane coke (Giovanna Carabottì)
Mercoledì 17 luglio ore 19.00
Giardino del Museo d'Archeologia e Arte Contemporanea
di Ceglie Messapica (BR)

Dialoga con l’autrice Adele Galetta, giornalista. 
Saluti Antonello Laveneziana, Assessore alla Cultura. 

Delilah è una ragazza sognatrice ma con i piedi per terra. Ha un presente da dimenticare e un diario al quale racconta tutto, i suoi sogni, i suo desideri e il suo grande amore...
che cosa succederebbe se il tuo passato ti venisse a cercare e suonasse alla tua porta?

Salve, in realtà mi chiamo Giovanna Carabotti e sono nata il 15 dicembre 1999 a Ceglie Messapica (BR) dove, purtroppo, ancora abito da diciotto anni a questa parte. Ma, da quando ho quattordici anni, viaggio all'estero per fare delle vacanze studio: sono stata in Irlanda, 'Inghilterra, Francia e in Russia. In ogni nazione che ho visitato, mi sono appassionata alle tradizioni e alla lingua: infatti, mi sono state d’ispirazione nell'ambito artistico. Dell'Italia amo in particolare la Toscana, terra di artisti che si sono fatti apprezzare all'estero. Da Dante Alighieri a Leonardo da Vinci da Andrea Boccelli a Roberto Benigni: letteratura, arte, musica e cinema. Questi sono i quattro elementi di cui l'Italia dovrebbe essere fiera e la Toscana ne sa qualcosa. Mi sarebbe piaciuto essere nata a Galway, Stoccolma o Toronto, ma se scegliessi una città italiana, sceglierei Firenze o Volterra: ho una vera ossessione per la Toscana, vero? Comunque, perché mi faccio chiamare con questo pseudonimo: Jane Cøke? 
Tutto è iniziato circa sei anni fa, quando ancora ero castana e incontrai dei turisti irlandesi... dei piccoli bambini irlandesi. Inizialmente, il mio pseudonimo era Jane Coke, ma ho deciso di rendere un po' più scandinavo il nome aggiungendo una bella «ø» che, da sola, in danese sta a significare «isola». Beh, in realtà ho anche mutato un po' il nome per non correre rischi legali con Coca-Cola. Quindi... è meglio così. Ammetto di aver avuto sempre una passione per la lingua inglese e ciò è dovuto al fatto che il mio nonno paterno è stato prigioniero di guerra per sei anni in Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale. Volete sapere i minimi particolari di come ho deciso questo nomignolo? No, ve lo dico dal vivo: odio gli spoiler grazie a Tom Holland. Vi dico solo che mi scambiano sempre per straniera e mai per italiana, anche per mentalità, infatti, sono una ragazza che ama fare le cose che ama, credo di essere aperta mentalmente, ma sono anche molto riservata. Comunque, vado ancora a scuola, ma penso che sulla mia carta d'identità dovrebbero scrivere «Artista»e non «Studentessa». 
Continua qui.