Stendhal racconta che una sera a Roma, in casa di amici, ascoltò una deliziosa canzone napoletana.
Ad accorgersi di questo nascente fenomeno popolare furono, per primi gli stranieri, gli illustri viaggiatori dell'epoca di cui Napoli fu meta. La questione delle origini della canzone napoletana è a tutt'oggi, irrisolta. Diverse infatti le matrici dalle quali potrebbe essersi sviluppata.
E’ il quattrocento il secolo in cui Alfonso D'Aragona istituisce presso la sua Corte la prima Scuola musicale ufficiale. Cosi da Napoli, si diffonderà in tutta Italia la villanella napolitana, ma quelle veramente napoletane e non alla napoletana sono pochissime e certamente non cantate dal popolo, perchè la loro forma polifonica sottintende la conoscenza della musica.
Nasce nel seicento " Fenesta ca lucive" e "Michelemmà", la prima attribuita al Bellini e l'altra a Salvator Rosa.
Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo la tradizione popolare ci viene trasmessa attraverso musicisti quali Cimarosa, Paisiello, Pergolesi che inserivano, nei loro spartiti, i brani di canzonette per vivacizzare loro opere.
Con "Te voglio bene assaje", nel 1835, nasce l'uso di diffondere le canzoni nuove negli ultimi giorni dell'estate durante la festa di Piedigrotta . Ma solo verso la fine del secolo e con l'avvento di musicisti quali De Leva, Costa, Gambardella, Dè Curtis e poi Nardella, Tagliafini, E.A. Mario e poeti quali Di Giacomo, Capuano, Russo, Bovio, Murolo, Nicolardi ed ancora E.A. Mario,
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Domenica 4 maggio ore 20