Geometria e analogia plastica si coniugano nel Manifesto Futurista “Fondamento Lineare Geometrico” firmato, nel 1917, da Emilio Notte e Lucio Venna.
“Dominando l'espressione degli oggetti, e comprendendoli, si crea un equivalente pittorico di forma. Possiamo far vivere un oggetto della nostra visione estetica solo comprendendolo e penetrandolo fino al punto da dominarlo e ridurlo a una sintesi geometrica nella quale le direzioni di una cima, gli angoli, le curve, l'insieme infine di tali figure, abbia valore esatto»".
Entrambi formatisi nel clima del Futurismo fiorentino, sviluppano l'eredità di Sironi e Soffici.
Legato come questi ad un'idea strutturale della superficie pittorica, Notte é attratto, come dimostra la sua “Popolana” (1919), più dalla lezione di Cezanne e di Picasso, che dalla frantumazione esplosiva delle forme futuriste.
Gli interessa costruire con colori terrosi: geometrie, volumi, masse. Restituisce la monumentalità delle forme al corpo umano, trasforma il personaggio effimero, in monumento, blocca il tempo della visione, in quello della meditazione.
La sua “Popolana” assume le fattezze statuarie di una grande madre, diventa un idolo. Notte pone sul piedistallo i personaggi di quel mondo umile e paesano che non lo abbandonano neppure nei suoi anni futuristi, opponendosi ai contenuti del modernismo urbano.
A Boccioni é legato da un interesse introspettivo che lo spinge ad una ricerca di purezza formale, quale equivalente dello spirito racchiuso nella materia.
L'universo futurista: una mappa, dal quadro alla cravatta.
Di Anna D'Elia, Edizioni Dedalo, 1988.
“Popolana” (1919) è una delle opere donate nel 1976 da Emilio Notte alla sua città natale,Ceglie Messapica, ed è esposta nella galleria d'arte moderna che porta il suo nome.
L'immagine “Popolana” (1919) proviene dal blog: Le mie radici