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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 16 novembre 2010

Quando disertano le stelle


Rita Santoro MastantuonoAvere tra le mani un libro di poesie mi provoca una sensazione particolare di levità e contemporaneamente di pesantezza dovute l’una alla esiguità delle pagine l’altra alla caratteristica propria della poesia che condensa in poco spazio molti significati con sfumature più o meno percepibili a seconda della propria sensibilità.
Da qualche giorno sto leggendo lentamente, per il piacere di vivere il momento della lettura in tutta la sua pienezza e per apprezzarne il più intimo significato, l’ultima silloge di Rita Santoro Mastantuono “Quando disertano le stelle”. Se vogliamo usare un linguaggio contemporaneo, “faceboocchiano”, sono molti i “Mi piace” che cliccherei sotto ogni lirica e pertanto vorrei condividerne una con voi.

BORGO ANTICO

Epifanie lunari
intarsianti lampioni dalla fioca luce
arroccato silenzio
piove sul sonno delle alcove
sui muri sgretolati
sulle piazzole deserte
ed incantata l’attesa
di porte dai cardini arrugginiti
spalancate al vento.
E quando le stelle
si affacciano ai balconi della notte
chiedono un sorriso
scambi di parole
e di antiche ombre disfatte
si animano le viuzze
e d’un riso
profumato di zenzero e basilico
traboccano le finestruole
e gli archi
spalancano le braccia
alla campagna che freme
in lontananza nel coro degli ulivi.
E già s’affaccia il giorno
un fumido passo d’alba
nel crocevia delle nuvole
e palpiti si addensano
a raggio che si sfalda nei crocicchi
mentre alla pietra
pirla il fuso
ed in filo traduce
il pennecchio dei giorni andati
arrotolati alla rocca della memoria.


Rita Santoro Mastantuono, Quando disertano le stelle, Antonio Dellisanti Editore, 2010.