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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 29 marzo 2011

Reazionari di Terra di Brindisi


Capitolo terzo
Reazionari di Terra di Brindisi 

«... Piaga insanabile di Terra d'Otranto erano le spie, gli intriganti, i delatori di mestiere. ... Le vendette priva¬te, gli interessi personali, il desiderio di occupare le cariche delle loro vittime, l'abitudine all'intrigo, e la premura di trar vantaggio dai disordini, erano i sentimenti che animavano i membri di tal(i) combriccol(e), i quali avevano tutti un carattere turbolento, molti eran privi di mezzi di sussistenza, altri si trovavano oberati di debiti, la maggior parte immorali (specie quelli del ceto ecclesiastico) ed avevano a loro carico rubriche giudiziarie di misfatti e di delitti».

Sono parole ingenerose, è vero!, ma rispecchiano una convinzione parecchio diffusa. Con esse vengono generalmente presentati ai lettori, indistintamente, tutti coloro che, per le più svariate ragioni, sia personali che politiche e, perché no!, di sentimento, si sentivano legati alla Dinastia borbonica se non dai vincoli dell'affetto, almeno da quelli della decenza, per ripetere quanto si può leggere ne «Il Gattopardo», del Principe siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Naturalmente, questa posizione e l'orientamento che da essa scaturisce, alla luce delle indagini storiografiche che studiosi attenti, specialmente in questi ultimi tempi, vanno compiendo, non sono ormai più sostenibili e non possono essere ulteriormente scusabili, se si vuole effettuare una ricerca serena - scevra da ogni accentuazione o spirito di parte - che abbia come scopo, per quanto ciò sia possibile, di ristabilire la verità storica di quegli anni e di riequilibrarne la bilancia che fino a noi è stata fatta pendere soltanto da una parte. Perciò, coloro che erano fedeli alla Dinastia regnante e non desideravano alcun cambiamento, almeno, non con i metodi propugnati dai liberali, vennero definiti con disprezzo «reazionari», per bollarne la mentalità retriva e codina, articolantesi nella maniera di vivere, nell'attaccamento al trono ed all'altare, nel non desiderare avventure e novità gratuite.

Le pagine che seguono cercano di delineare - sia pure per sommi capi - la storia della parte sconfitta e, per ciò stesso, automaticamente in torto; dei perdenti, che sempre sono stati sommersi nelle azioni e nelle gesta da una coltre pesante, intessuta di enfasi e di retorica.
Devo però, subito, sgomberare il campo da un equivoco che potrebbe sorgere e da un'accusa che mi si potrebbe rivolgere: non ho mai cercato di identificarmi in nessun modo con il legittimismo borbonico, non fosse altro perché il mio costituirebbe un atteggiamento fuori del tempo. Desidero semplicemente porre l'accento sui fatti e sugli avvenimenti, anche essi costellati di episodi virtuosi.
Continua qui.
GAETANO di THIÈNE SCATIGNA MINGHETTI, Risorgimento in Terra di Brindisi. Liberali e Reazionari, Kailinon, Ceglie Messapica, 1984.