Ricevo e pubblico volentieri "una sorta di diario con pensieri in libera uscita".
L'ULTIMA CORSA
Quarta parte
Decise
che era giunto il momento di prendere sul serio il consiglio del suo medico e
finalmente rompere ogni indugio con la sua parte refrattaria a qualsiasi
cambiamento di stile di vita che quasi lo faceva star male provocandogli un
malessere interiore, un disagio molto simile a quello provato quando la
situazione contingente non lo riusciva a mettere comodo fisicamente e con il
proprio stato d'animo.
Non
era una vera e propria inquietudine ma uno stato di irrequietezza che lo
indisponeva quasi che fosse adagiato su un letto di spine che non gli permetteva
non solo di dormire ma di chiudere persino gli occhi per abbandonarsi alla
notte.
Ma
fino a quando non avrebbe legato le stringhe alle scarpe da ginnastica, pensò,
non avrebbe mai saputo fino a che punto la corsa lo avrebbe liberato dai timori
che fino ad allora non aveva mai coltivato. Del resto il suo medico curava
l'anima, o almeno ci tentava con e senza il suo aiuto, non il suo fisico che a
quanto sapeva , come tutte le cose che riguardano il corpo , aveva bisogno di
uno specialista per studiarne gli aspetti e poi determinare quale tipo di
attività sportiva facesse al suo caso.
Era
un'avventura sotto ogni aspetto e la cosa della corsa all'apparenza facile da
realizzare in realtà poteva nascondere delle insidie perchè non sapeva come
avrebbe reagito il suo fisico all'apparenza prostrato e fino a che punto
spingere quella sorte di allenamento quotidiano alla vita senza dover patire
ancora di più dentro e fuori di se.
Al
medico non aveva chiesto consigli sul come cominciare a correre: facile dire vai
a correre quando non si sa niente dell'argomento, un esame senza aver toccato
neanche una volta il libro!
Poteva
sembrare che accettasse un atteggiamento di sfrontatezza eccessiva che non gli
apparteneva essendo abbastanza timido e che se non incorraggiato a dovere la
differenza tra una statua era minima e non voleva aprire una sfida con l'ignoto,
pur non avendo ormai nulla da perdere , come aveva fatto immaginare il consiglio
del suo amico medico.
Questo
pensiero quasi lo rinfrancò e gli risuonò più volte nella mente mentre si
allacciava le scarpette da ginnastica. Non aveva ormai niente da perdere e ogni
strada si sarebbe trasformata sotto i suoi piedi come rotaie dal percorso
obbligato e che caso mai avesse deragliato dai binari ci sarebbe stato un
disastro di cui ignorava la portata.
Perchè
il suo amico medico era stato così criptico, così stringato nel suo referto
verbale, nella sua confidenza a mezza bocca ?
Pensava
forse che lo avrebbe deluso o provocato altri traumi su cui si poteva
momentaneamente soprassedere?
A
volte, pensò Rocco, sono indecifrabili come la loro scrittura e forse andava
bene così: lo avrebbe accontentato e poi gli avrebbe riferito del suo nuovo
stile di vita, dei risultati che raggiungeva per poi cercare di strappargli
qualche parola in più , per capire il reale stato delle cose non altro, perchè
magari di fronte ad un destino segnato ne lui ne il medico erano attrezzati per
cambiarlo.
Si
rizzò sulla schiena e rimase a guardare le sue scarpe notando che le stringhe le
aveva allacciate con molta cura tanto da sembrare uguali anche nella lunghezza
fuori dal nodo le cui punte toccavano appena il suolo. Senza volerlo ci aveva
messo del tempo, molto più del normale di certo dovuto ai tanti pensieri che non
riusciva a frenare perchè loro avevavo cominciato la loro personale corsa verso
una nuova vita e a lui non restava che cominciare a seguirli e poi ad inseguirli
fino a quando non se ne fosse riappriopriato del tutto e rednerlo di nuovo
padrone della situazione.
Mise
il primo passo fuori di casa e tutt'intorno sembrava sparito, reso fantasma da
una figura imponente che aveva ingoiato tutto tranne il cielo, la strada, vera e
unica amica o forse nemica da adesso che lo avrebbe preso per mano e condotto
per altri orizzonti, altri scenari sconosciuti mai desiderati fino ad allora che
si spalancava di fronte e lo avvolgeva come un serpente che pian piano gli
avrebbe tolto il respiro e poi mollarlo madido di sudore e stanco di fronte al
suo uscio di casa senza altri pensieri nella testa.
Si
era vestito molto leggero, senza borracia al seguito e senza orologio perchè
avrebbe corso fino a quando glielo permetteva il respiro e fare l'ultimo passo
giusto per rientrare a casa. Non avrebbe strafatto il suo primo giorno, era il
suo unico pensiero, e non aveva deciso alcuna meta perchè non occorreva
deciderla; non avrebbe avuto alcun senso dato che la sua corsa non avrebbe avuto
concorrenti, premi se non viverla come un primo bacio e immaginare tutto il
resto.
Si
segnò facendosi la croce e decise che il percorso avrebbe seguito il corso del
vento e la sua lepre da seguire sarebbe stato una nuvola che non avrebbe mai
sorpassato per rispetto, magari affiancarla e guardarla negli occhi questo si
scambiandosi un "buonafortuna!" o un "buonacorsa!"
fino
a quando ognuno sarebbe poi ritornato verso casa.
continua
angelo
ciciriello