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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

sabato 23 maggio 2015

Come ci vedono. Ieri, oggi e domani di Ceglie...

Come ci vedono. 
Ieri, oggi e domani di Ceglie Messapica secondo Caterina Emili. 

Una mattina freddissima di dieci anni fa, a febbraio, approdai a piazza Plebiscito. Stavo cercando una casa per l'estate, da affittare. Mi avevano indirizzato vero Ostuni, verso Cisternino. Ero demoralizzata, Ostuni non mi aveva preso e Cisternino m'era apparsa come una Disneyland in chiusura. Mi guardai attorno, la piazza deserta, qualche vecchio signore che mi osservava. Chiesi dove potevo comprare pane fresco,  confabularono e poi mi accompagnarono tutti al forno. Capii che avevo trovato il mio posto. Ho scelto Ceglie per vivervi ormai sei mesi l'anno perché ha una sua identità, a prescindere dal turismo. Se vengono i turisti bene, altrimenti chissenefrega. Ceglie Messapica ha una sua anima, una sua identità, una sua storia. Capisco che tutti i candidati parlino di turismo. Ma porca miseria, che parlino anche di cegliesi, di scuole, di asili, di discariche, di viabilità, di centri per anziani. Che parlino di Ceglie e non di un posto che attende denari esterni e che si offre ai denari dei turisti, imbellettandosi come una puttana per gli alleati di stanza a Brindisi. Ceglie non ha bisogno di turismo a tutti i costi. Ha bisogno di chi la ami e di chi la rispetti, che ami e rispetti i suoi abitanti, quelli che ci vivono. Siamo davvero sicuri che per far rivivere le antiche masserie occorre trasformale in agriturismi? Piani per un’agricoltura intelligente, di nicchia, che diano lavoro a giovani, che diano loro competenze e orgoglio territoriale no?


CATERINA EMILI, giornalista, è stata inviato speciale di quotidiani nazionali nel periodo drammatico degli anni di piombo.
È stata anche autrice e conduttrice di alcuni programmi radiofonici sulle reti RAI. Nata a Roma, dopo aver vissuto in varie città italiane ed estere, attualmente trascorre metà dell’anno in Umbria e l’altra metà in Puglia a Ceglie Messapica.
Il suo primo romanzo è L'AUTISTA DELLE SLOT: Un classico romanzo d’amore e di morte che parte da Milano per attraversare un’Umbria stralunata, fatta di terrecotte e pietre medievali e finire, poi, in Puglia dove tutte le cose assumono il giusto significato.
La morte di una prostituta scaraventa Vittore, il protagonista, nei territori della sua infanzia, tra leggende e crudeltà, tra poveri e ricchi, mai in pace, mai placati. Disincantato e cinico, Vittore osserva il suo mondo umbro con la piena consapevolezza dell’insieme dei fatti, ma solo nella Valle d’Itria, a Ceglie Messapica, trova risposte che lo ricostruiscono come uomo e come amante. Perché l’amore di Maddalena, la prostituta morta a Milano, ma uccisa in Umbria, lo riaggancia sotto altre forme, riconquistandolo tra masserie in rovina, olivi e ancora pietre.
Dopo L’autista delle slot, Premio PugliaLibre nel 2012, L’innocenza di Tommasina (IV Premio letterario Montefiore - Premio della critica)  raccoglie i fili di una narrazione già avviata, conservandone il contesto e lo stile, ma mutandone i protagonisti. Come in un gioco di dadi, resta lo sguardo acuto con cui l’autrice fissa lo scenario di un paese della Valle d’Itria, Ceglie Messapica, confrontandolo a distanza con quello della provincia umbra e con una grande città del Nord (era Milano nell’Autista delle slot, è Torino in quest’ultimo lavoro). Ma cambiano gli aspetti strettamente narrativi – la storia di un suicidio che acquista poi risvolti nuovi e sorprendenti – e i personaggi, dietro le cui figure popolari si distingue con evidenza l’attenzione maturata dall’autrice nei confronti di un dialetto e di uno stile di vita (legato soprattutto alla cucina) che ha avuto modo di approfondire dopo il suo trasferimento in Puglia.
Appena pubblicato il terzo romanzo  "Il ritrovamento dello zio bambino". Clicca qui.