MURI
Per una estetica delle emozioni a sasso zero
La nostra storia è tormentata nel bene e nel male dai muri,
quelli veri e quelli eretti dall'idea che fuori dalle nostre vite, dal nostro
territorio in cui pisciamo e ci riproduciamo, ci sia sempre qualcuno sempre
pronto a farci la festa, con un abbraccio e un fiasco di vino e con mitra
e bombe sul mercato libero. Quando non bastano i sassi abbiamo provato a
inventare i confini nella variegata offerta di staccionate, filo spinato, dighe
mobili in ferro e acciaio e per ultimi vagoni sulle ferrovie addobbati con
collane di filo spinato, new jersey in cemento alti tre metri, muri fatti a
mano come i nostri del basso mediterraneo e muri prefabbricati come lo era quello
di
Berlino e come quello tra Israele e Palestina. Qui da noi questi muretti a
secco sono nati per dividere proprietà, delimitare colture, strade polverose
dai campi coltivati cosicchè collane di queste pietre si allungano a vista
d'occhio sul collo delle colline, all'infinito e senza rispettare confini. Muri
a secco, in umido, sott'olio, sott'aceto, sotto sale, in agrodolce: la storia e
la cultura architetttonica del mediterraneo nel rispetto delle tradizioni
rimarcando, se mai ce ne fosse bisogno, l'identificazione tra l'uomo e la sua
terra, l'anima che affonda le sue radici nell'humus dove si è nati e cresciuti
marchiando indelebilmente la nostra pelle, il suo colore, i suoi sguardi, e
persino la voce quando si riempe di canti di gioia e di dolori di morte e
disperazione.
Anime ancorate ai sassi come le navi con le loro ancore nei
diversi mari del mondo. Una volta. Una volta le genti straniere scendevano dal
nord; erano barbari o visistatori clandestini o in cerca di prima occupazione
ora le orde più o meno etichettate nello stesso modo dal politically correct,
non vogliono occupare militarmente le nostre nazioni riunite in consorzio quasi
fosse un parmigiano, si muovono
per fame, per la guerra che li rincorre da una
vita, per nazioni che li cacciano via. Il Sud, il nostro Sud di mafie e sudori
e disperazioni e burocrazie tenebrose è diventasto per una sorta di terremoto
mai previsto con questa intensità, il nuovo Nord geografico, economico meno
quello culturale e civico. Se qui da noi ci si avvolge come il filo spinato
nelle diatribe della misericordia e delle braccia aperte a gente di diversa
cultura, da loro l'islam fa la differenza bruciando i simboli e la
civiltà dell'europa cristiana e sviluppata; mentre loro ammazzano i cristiani
tanti di loro che mai capiranno la differenza tra cristiani e mussulmani
pretendono le braccia aperte senza se e senza ma.Pretendono una nuova vita dove le loro leggi, la loro tradizione ormai non la garantiscono a uomini donne e bambini.Chiedono la nostra Umanità quando le loro sono impermeabili a qualsiasi cambiamento per favorire benessere e sviluppo interno e rapporti cordiali col resto del mondo. L'islam fa paura per come tratta la sua gente, l'Islam fa paura, come sosteneva la Fallaci, per quella sua cultura di annientamento del resto del mondo in particolare dei cristiani considerati infedeli da sopprimere.Ma come i torrenti che tracimono e fanno morti nell'italietta di sempre anche loro hanno trovato varchi e buchi nei n
Come si può dire di no a tutta questa gente? Come ci si può
avventurare nella distinzione tra profughi
e clandestini, chi fugge dalla
guerra e soldati dell'isis infiltrati quando ormai sono nelle nostre strade,
nei nostri bar, sull'uscio di casa, nei nostri alberghi di lusso come
vacanzieri aggratis senza fare niente tutto il giorno,nelle nostre stazioni,
sulle nostre rive del mare, seduti sui nostri sassi? Come si puo dire ancora no
quando in questi anni una non politica europea ha fatto di tutto per dire al
vento: "vu cumprà il futuro?" E che dovevano rispondere i
disperati del Sud del Sud? Veniamo subito anzi accorriamo, e sono
accorsi, disperati si ma non stupidi fino a questo punto. Sono arrivati
persino a piedi, almeno non correvano il rischio di annegare, e le frontiere
come il Mar Rosso di Mosè, si sono aperte e poi chiuse, aperte a metà e poi richiuse
quasi il corpo di una fisarmonica sfinita di un musicista scoglionato che non
sa piu che musica azzardare. E poi che musica suonare con tutti quei popoli e
lingue diverse, che note azzardare per aprire loro le strade e
consentirgli finalmente di danzare e innalzare canti alla nuova vita? I
tromboni di bruxelles sono stonati e forse la miglior cosa da fare sarebbe
prendersi un clandestino o una famiglia a testa subito almeno si farebbe a meno
di muri e della loro idea come risposta a tutto, anche perchè prima o poi
crollano come quelli di Pompei e di Berlino. E poi, i sentimenti i muri non
solo li scavalcano ma addirittura li distruggono!
angelo ciciriello