Sulle Ali
della poesia
(testo e foto di Cosimo Urso)
Peccato
che, forse perché impegnati col rito dei giovedì
di settembre, solo pochi Cegliesi sono accorsi giovedì sera 17 settembre
alla presentazione del nuovo libro di poesie Ali di Annunziata Sgura, insegnante in pensione, ostunese di
nascita e fasanese di adozione. Forse meglio così perché la serata ha potuto
prendere una piega più familiare ed intima. La poetessa ha potuto così
rinunciare al microfono e parlarci del suo libro come se fosse a casa sua tra
amici di lunga data.
Introdotta
da Francesco Caroli, presidente della Pro Loco di Ceglie, la serata è
proseguita con la presentazione del libro a cura di Dino Cassone, scrittore e
giornalista fasanese, che ha voluto vederlo come una sinfonia in otto movimenti
quanti sono i capitoli del libro. Dopo la lettura di un paio di poesie da parte
della poetessa e di Cassone, Maria Conte, vice presidente dell’Università della
Terza Età, è stata chiamata a leggere Come
dimenticarle quelle mani? e Scisciò,
la prima dedicata alla nonna dell’autrice, la seconda ad una vecchietta
mongoloide della campagna ostunese che giocava con la bambina futura poetessa.
La
signora Sgura ha poi invitato uno del pubblico a leggere la sua poesia Frecce di luce dedicata ai suoi cinque
figli. Si è presentato Cosimo Urso,
autore del libro Storia dell’Opera Don
Guanella a Ceglie Messapica 1946-2008, che, a fine lettura, è stato elogiato
dall’autrice per i sentimenti materni e filiali che la sua lettura aveva ben
interpretato e trasmesso all’uditorio.
Un altro
paio di poesie hanno fatto crescere ancor di più le emozioni nel pubblico
sempre così attento da non accorgersi dei numerosi quarti d’ora inesorabilmente
battuti dall’orologio della piazza. Successivamente sono stati chiamati a
leggere una poesia ciascuno un giovane nipote dell’autrice, di nuovo Maria
Conte, che ha letto Lei era la donna del
capo, dedicata a Maria la rossa una donna leggendaria amante di uno dei briganti del
periodo post-unitario in Puglia 1960-1863, quindi il prof. Rino Conte e il
prof. Pietro Maggiore, presidente dell’Università della Terza Età: tutti hanno
svolto il compito con garbo e competenza.
Nota
curiosa: la poetessa ha invitato una mamma del pubblico che avesse un figlio
lontano a leggere un’altra poesia senza annunciarne né il titolo né il
contenuto. Si è presentata Anna Maria Cantoro, che ha una figlia pediatra
attualmente in servizio di volontariato in Etiopia. Il titolo era Se hai fame puoi mangiarlo (il cuore della madre è come il pane) dedicata
ad un figlio in partenza. La sua comprensibile emozione si è fatta
irrefrenabile già alla lettura del primo verso: “Ho chiuso il cuore nella tua valigia”. Per una caso strano della
vita Anna Maria agli inizi di marzo scorso aveva messo nella valigia della
figlia in partenza per l’Etiopia proprio un grande cuore sul quale aveva
scritto le sue parole d’amore per la partente. E’ venuto in soccorso Dino
Cassone che ha portato termine la lettura.
La serata
si è chiusa in modo imprevisto con la lettura dell’ultima poesia del libro Riavrò le ali di gabbiano da parte del
marito della poetessa il cegliese ins. Pietro Caroli che ha confessato
di non essere mai riuscito in privato a portarne a termine la lettura. Si era
così sfidato a farlo in pubblico. La sfida è riuscita sia pure con evidente
groppo nei versi finali “che amerò in
eterno al riparo dell’antico cuore”.
“Una bella serata di prelibato cibo per l’anima” hanno commentato alla fine tutti i presenti.