"Ch' pacienza ca ce vo” è una commedia comica-brillante di Domenico e Massimo Canzano dove si racconta la vicenda ingarbugliata della famiglia Eccellente, Pasquale il capofamiglia dipendente di una ricevitoria del lotto, la moglie Vera che svolge l'attività di parrucchiera su chiamata e grande appassionata di opera lirica, suo padre Cipriano che vive in casa con loro e tanti altri variegati personaggi che via via arricchiranno la storia.
BIOGRAFIA
I fratelli Canzano, Domenico e Massimo, (meglio conosciuti nell'ambiente come i "Fratelli Tafani"), nascono nel secolo scorso (20-11-1962 e 12-10-1966) da una nota famiglia napoletana. Si ricorda il padre, Mario, gia autore di grande "fame".
Come attori teatrali cominciano a solcare le tavole del palcoscenico nel 1988 in una compagnia di San Giorgio a Cremano (NA), i "Megadera", (nome che deriva dallo scoglio su cui fu innalzato il Castel dell'Ovo) con la quale tutt'ora continuano ad esibirsi per i vari teatri, accompagnati da i suoi componenti, ottimi interpreti e grandi amici, con i quali si divertono a portare in scena con naturale disinvoltura sia testi italiani che commedie nella loro lingua madre, il napoletano. Il repertorio svaria dai classici testi dei grandi autori Napoletani come i De Filippo, i Scarpetta, i Di Maio sino ad arrivare alle commedie dei grandi Garinei e Giovannini .
Come Autori nel 2005 hanno scritto la prima commedia dal titolo "Ch' s'adda fa pè campà" nel 2006 "Chell' nun è mai stata prena". nel 2007 "Ch' pacienz' ca nc' vo" e di seguito "Pupetta stira e ammira" infine nel 2008 l'ultimo lavoro si intitola "Ospedale degli infermi scalzi – stanza 3-2-7".
Massimo vive a San Giorgio a Cremano e lavora nel campo dei preziosi.
Domenico nel 2006 si è trasferito a Pesaro e lavora in una ditta di Software.
Infine nel 2010 ecco nata l'ultima creatura"Intrigo a villa Sansevero" dove alla velocità del pensiero, come su un immaginaria macchina del tempo ,sarete catapultati nel 1797, dove, in una Napoli ancora effimera e contraddittoria, il nobile era ancora nobile ed il servo ancora servo.