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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

mercoledì 1 giugno 2016

Gli ultimi saranno i primi

MEDITAZIONE
GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI
Almeno così c'insegna il Vangelo. Nel 1989 quando uscì il mio "La pampanella amara", fui guardato di sbieco e con disgusto perché avevo osato mettere in apertura del libro la figura di un netturbino addetto alle pulizie della fogna comunale. Era volutamente un atto provocatorio a significare che nella storia del paese era più importante un semplice, anziché tanti "grandi " uomini che non avevano in realtà alcuna grandezza.
Ridevano anche della grafia del suo nome, così come Pietro Gatti me l'aveva suggerita: Ceccelluzze. Una provocazione politica che nulla aveva a che vedere con l'uso folcloristico che negli anni successivi si è fatto del personaggio. Vi voglio riproporre, nel giorno della sua scomparsa, il ritratto che allora ne feci. Anche grazie a questo ritratto Rodolfo Tommasi potette scrivere in "Dizionario ragionato degli scrittori italiani del '900" che Vincenzo Gasparro "Ha esordito con un importante libro in cui movente memoriale e storia trovano un incontro di ineccepibile effetto, costituendo preciso riferimento documentaristico e coinvolgente intonazione narrativa dove commento e umorismo sono magistralmente distribuiti e dosati". Per questo oggi mi va di dire: "Grazie Ceccelluzze".
Ceccelluzze
"Tante volte ho visto Ceccelluzze, nelle prime ore del mattino, con pesanti attrezzi sulle spalle, camminare spedito per controllare le fogne intasate del paese. Appena la luce illumina la terra s'infila minuto nel buio dei pozzetti e lavora sporcandosi tutto dialogando coi topi. Non parla, ma bestemmia anche se è il tamburino devoto di tutti i santi del paese e accompagna le interminabili processioni col trio formato da piatti, tamburo, e flauto. Bestemmia perché la gente non rispetta il suo lavoro e nei tubi scorrono bucce d'anguria e buste colme di spazzatura che intasano le condutture e Ceccelluzze fa fatica.
"Professò, dille tu o sinnecche cu ffasce disce da le trombe cu nna mmènene cchjiù buste jinde 'a lle puzzette. Tu sì ssendute".
Ho chiuso il mio impegno amministrativo interrogando Paolo Locorotondo sulla questione. Non so se Ceccelluzze è stato esaudito. Dubito che io sia mai stato "ssendute", ma non potevo togliergli l'illusione e la speranza di un lavoro migliore".
Chiunque può condividere e riprendere questo mio testo citando fonte e autore.
Buona meditazione

Vincenzo Gasparro