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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

mercoledì 22 giugno 2016

Il Giadino dell'Anima

Al via “Libriamo – Scritti al Crepuscolo”
Il primo appuntamento è per giovedì 23 giugno, alle ore 18, presso il giardino del MAAC (Museo Archeologico e di Arte Contemporanea) con "Il Giadino dell'Anima"di Francesco Lorizio. Riflessioni profonde sul senso della vita di noi umani, visto con gli occhi di un giovane disabile che anche se impedito nel linguaggio e nei movimenti, è riuscito, grazie all'aiuto della sua splendida famiglia ed un amico, a scrivere questo libro di poesie e riflessioni. Il libro è stato stampato a cura della Amministrazione Comunale, Assessorati alla Pubblica Istruzione e Cultura ed alle Politiche Sociali del Comune di Grottaglia (TA) sua città natale e l’autore apre ai lettori le porte della sua anima, chiusa in una forte disabilità, che non gli impedisce, tuttavia, di comunicare il forte senso della vita che si respira dal primo all’ultimo rigo di questa raccolta di pensieri, liriche e lettere.
Francesco Lorizio  ha 36 anni. Diplomato all'Istituto per i Servizi Turistici “Don Milani” di Grottaglie, collabora con il giornale on line "Ora Quadra". Partecipa a diversi concorsi letterari di poesia in tutta Italia e questo suo primo scritto racchiude circa dieci anni della sua vita.
Presenta Federica Marangio, giornalista e scrittrice
Durante la serata saranno raccontate le esperienze dei volontari e familiari nonché presentati i laboratori creativi delle locali Associazioni A.I.A.S, Centro Arcobbaleno della Parrocchia “San Rocco” e L'8 Volante.

Intervista a Francesco Lorizio, autore de “Il giardino dell’anima” 
 di Piero Chimenti - Dopo aver incontrato artisti del mondo della musica, questa volta ci "fiondiamo" in una nuova dimensione: quella letterale. La "sfida" ci è stata lanciata dall'amica Giovanna Venza, grazie alla quale abbiamo avuto il piacere di conoscere l'opera di Francesco Lorizio, 'Il giardino dell'anima'. Abbiamo intervistato l'autore.
Nell'introduzione alla lettera a Don Pasquale parli del vostro rapporto paritetico. Negli ultimi anni nella realtà grottagliese le barriere mentali si sono abbassate almeno in parte o l'handicap fa ancora "paura"? 
Diciamo che non ci possiamo lamentare, si sono fatti dei passi in avanti...anche se una domenica sera...stavo sul viale con una mia amica e stavo parlando con il cartellone, quando passa una signora molto chic e dice in "perfetto italiano":Ma ce ste face quera cu lu cartellone in mano?". C'è molto da fare ancora, il lavoro è lungo...ma ci riusciremo.
Com'è cresciuta in te la fede in Dio? Quanto ti ha aiutato il 'discorso interiore' di cui parli nel monologo? 
E' lunga la risposta...la mia fede è nata con me. Un giorno ho incontrato Ignazio, un mio amico delle scuole superiori e mi ha inculcato la fede in una maniera forviante sia in senso positivo che negativo, in quanto in famiglia lo vivevo in altro modo. Credevo che fosse in me Gesù. In me pesava tutta la responsabilità tutta la responsabilità di essere considerato come un "Cristo". Terminata la scuola per 10 anni ho frequentato una cooperativa di Tonino Leccardi. Lì la situazione è peggiorata...le persone che si avvicinavano, lo ponevano come se vedessero di "diverso", di più vicino a Gesù, per via della mia sofferenza. Questa mia "diversità" mi è pesata di più in comunità. Il mio malessere l'ho raccontato a Zaffira in una lettera:
(...) Per gli altri sono solo la raffigurazione della sofferenza di Cristo. Chi meglio di lui può capire la mia sofferenza? Questa mia unicità mi provoca dolore ed io la offro a Lui perché può capirmi. (...)
Mi sono allontanato dalla cooperativa. Ora mi sto riaffacciando, ma "litigo" con Gesù. Gli contesto un minimo di miracolo almeno...che mi faccia passare gli spasmi.