Scrivo per raccontare me stesso. È un interpretare e sistemare la trama del mio vissuto. Mi serve per portare a sintesi il senso della mia vita, delle esperienze pubbliche e private che ho attraversato. Anche in “Novecento” le esperienze politiche sono filtrate dalla mia memoria e dal mio impegno di ricercatore curioso di documenti.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Per un lungo tratto del secolo scorso, la mia vita è stata anche pubblica perché impegnato attivamente nel processo di costruzione della città e sono stato nell'agorà al centro del dibattito culturale e civile della città. “Novecento” continua un percorso iniziato 30 anni fa e racchiuso in una trilogia di storia e memoria e che concludo con questo quarto libro.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sintetizzare in poche pagine i vizi e le virtù, le meschinità e le grandezze di una piccola comunità della provincia italiana, ma che assurge a metafora dei vizi e delle virtù italiane e di una fauna politica e umana coloratissima, a volte umoristica, a volte santa, a volte meschina e a volte dolorosamente tragica.