Care e cari vi ringrazio tutti per l'accoglienza calorosa con cui avete accolto il libro su Gennaro Conte. Grazie per la vostra presenza commossa e partecipata, Grazie all'Amministrazione Comunale, nella persona della Commissaria, che ha voluto concedere il suo Patrocinio all'iniziativa e all'associazione Anpi provinciale e locale nelle persone di Donato Peccerillo e Donato Rapito, alla cara e sempre generosa Agata Scarafilo, al sempre puntuale e storicamente documentato Vito Antonio Leuzzi,a Uccio Biondi e alla famiglia Conte che mi hanno accompagnato in questa avventura culturale, ma anche ai politici candidate sindaco e consigliere/i comunali e regionali che con sensibilità hanno voluto presenziare e che spero terranno in gran conto il valore della cultura nel loro impegno amministrativo .Una bella serata, una bella pagina di tolleranza e confronto civile. Purtroppo l'audio non si è rivelato efficacissimo e per questo molti mi chiedono copia del mio intervento che pubblico. Spero di risentirci tra pochi giorni per parlare del mio nuovo saggio sulla bravissima scrittrice cegliese Vittoria Defazio "Nei labirinti della mente -Passati insoluti,sottrazioni e memoria in Vittoria Defazio", con copertina del maestro Biondi che anche questa volta ha voluto impreziosire il libro con un' opera fondamentale del suo curriculum artistico.
Presentazione libro Un Combattente per la libertà- Storia del partigiano Coge
Maac - Ceglie Messapica
A Maria, Vera, Giuseppe e Teresa
A me tocca solo spiegare le ragioni della nascita di questo libro, nato per una fortuita coincidenza. Qualche mese fa in un pour parler con Maria Conte,occasionalmente, ci è capitato di riflettere su come nel nostro paese vengono intitolate scuole,vie e cortili a cittadini cegliesi che non hanno avuto alcun ruolo di rilievo nella vita cittadina,mentre vengono trascurati altri che hanno dedicato la loro passione civile per l’elevamento culturale della comunità e che hanno pagato un prezzo salato per questa loro passione civile. Il familismo amorale di questa nostra comunità inventa personaggi che valevano un fico secco e vengono esaltati da parenti e amici.
Maria era delusa dal fatto che mai nessuno avesse pensato a tenere viva la memoria del suo papà, nonché mio maestro. Ho detto a Maria che se aspettava gli altri, il maestro sarebbe rimasto sepolto sotto la polvere della dimenticanza e dell’oblio e gli ho proposto di scrivere una biografia ragionata del caro Gennaro Conte. Abbiamo così cercato una documentazione essenziale che ci potesse fornire alcuni elementi significativi della vita del maestro,abbiamo trovato una documentazione essenziale ed è nato questo libro che ha vinto tutte le perplessità di Maria, di Vera e di Giuseppe e stasera siamo qui a presentare questa biografia ragionata che dà ragione di un impegno di un intellettuale comunista e gramsciano.
Per me, poi, è stata l’occasione per ricordare un uomo che ha avuto una rilevante influenza nella mia formazione politica e civile. E’ noto che della scuola possiamo dimenticare tutte le nozioni apprese, ma una maestra o un maestro di talento segnerà in profondità la vita dei suoi allievi per sempre nel bene e nel male. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio processo formativo due maestri che avevano stili culturali e sensibilità diverse. Nelle prime due classi della Scuola Elementare il mio maestro è stato Don Ciccio Epifani, un maestro di stampo fascista, ma che conservava i tratti della pedagogia gentiliana e del Lombardo Radice. Uomo distinto che aveva sempre sul tavolo una bacchetta, ma non ricordo mai di averlo visto utilizzare nei confronti dei compagni di classe.
Dopo l’esame, che allora si sosteneva in seconda per passare in terza, entrai nella classe del maestro Gennaro Conte che aveva un modello e uno stile educativo che risentiva della nuova didattica adeguata alle esigenze della ritrovata democrazia e la sua era una didattica della libertà che partiva dal presupposto che il bambino non era un vaso da riempire di nozioni, ma un soggetto che aveva in sé delle potenzialità che la sapienza didattica del maestro doveva tirar fuori( ex-ducere, appunto). Insomma ancora all’epoca non si era smarrita,come oggi, la differenza tra istruzione ed educazione e si avvertiva la consapevolezza che l’istruzione dovesse servire per educare. Oggi si istruisce,ma non si educa e i risultati drammatici di questa scissione sono sotto gli occhi di tutti. La sua era una pedagogia della ricerca che aveva alla base il rispetto della libertà del ragazzo e il rafforzamento della socialità, perché l’identità del soggetto è il frutto del riconoscimento sociale. Un uomo che vive da solo fuori dalla società,diceva Aristotele, è un Dio o è una bestia.
In un registro che ho compulsato il maestro annota l’impegno e l’intelligenza di tre ragazzi ed è significativo il fatto che il maestro aveva consapevolezza che le classi più deboli per emergere ed affermarsi dovevano impegnarsi in un diuturno e costante lavoro . Lo studio, cioè, era visto come un esercizio costante e impegnativo. L’apprendimento ha indubbiamente anche un aspetto ludico, ma anche il gioco per essere tale deve avere delle regole chiare e precise. Oggi queste istanze nella scuola sono disattese con una pedagogia del bamboleggiamento e del disimpegno. Basta un nozionismo efficace per credere di essere veramente educati.
Dicevo della libertà dell’alunno. Nel corso della vita quei tre ragazzi che il maestro annotava sul registro hanno preso culturalmente strade diametralmente opposte,ma questo non deve essere letto come un fallimento educativo, ma come il riconoscimento e l’importanza dell’educazione alla libertà. Il bambino non essendo un vaso di creta da modellare, ha tutto il diritto, in piena libertà, di darsi la forma più confacente e realizzarsi pienamente secondo il proprio talento e le altre occasioni educative della vita. Il suo non era un insegnamento ideologico astratto, ma un esercizio di libertà.
Poi dovetti col maestro sostenere gli esami di Ammissione alla Scuola Media. Era lo sbarramento che la scuola borghese di classe, poneva ai figli dei lavoratori i quali, finite le Scuole Elementari, erano precocemente avviati ai mestieri o alle scuole tecniche . Finalmente con l’avvento della Scuola Media Unica e gratuita anche i figli dei lavoratori potevano accedere agli altri gradi di istruzione come figli dei borghesi. Lo scontro su questa ipotesi di nuova scuola fu violentissima, ma alla fine furono i maestri, i politici e gli educatori democratici, come il mio maestro, ad averla vinta ed ora possiamo tranquillamente assistere al fatto che anche dal mondo del lavoro ci sono professionisti che provengono, oltre che dalla classe borghese, anche dalla classe operaia.
Il maestro mi ha insegnato ad amare i deboli e gli esclusi, raccontandoci la figura di Jean Valjean descritta magistralmente da Victor Hugo ne I miserabili e mi ha insegnato ad essere ribelle per amore, come Gian Burrasca.
Ma ritorniamo al discorso iniziale da cui siamo partiti: i valori vengono capovolti e verso alcuni viene applicata la damnatio memoriae. Gennaro Conte fu maestro ed intellettuale gramsciano a tutto tondo. Basta leggere alcuni articoli che ho riportato nel libro per rendersi conto di ciò: capacità di analisi di classe, conoscenza dell’assetto proprietario terriero, minuziosa classificazione delle classi sociali contadine e urbane a cui bisognava indirizzare l’azione politica. Qualche giudizio non lo condivido, perché non tiene debitamente in conto degli aspetti sovrastrutturali dell’agire umano e per questo molte volte l’azione politica dei comunisti si smarriva e diventava inefficace.
Siamo di fronte a un gigante se confrontato a tutti quei politici che occupano tutti gli spazi televisivi dalla mattina alla sera e che non sanno far altro che offendere,urlare e diseducare. Politici condannati con sentenze definitive per truffa allo Stato, giornalisti pluricondannati con sentenze definitive per diffamazione a mezzo stampa sono lì a pontificare. Viviamo in un tempo paludoso e,forse,per uscire dalla palude ci servirebbe un esercito di maestri elementari come Gennaro Conte, per aiutarci ad uscire da questo pantano allo stesso modo con cui Gesualdo Bufalino reclamava un esercito di insegnanti elementari per combattere la mafia.
Il mio maestro fu incarcerato e condannato, non solo per rivendicare la sua liberta di pensiero e di organizzazione politica, ma per affermare la libertà di tutti ed è per questo che la sua vicenda umana appartiene alla storia di tutta la nostra comunità. Ormai la politica è stata soppiantata dall’economia e questa è schiava della tecnica e la tecnica non ha fini e da questa mancanza di fini scaturisce il nichilismo dei giovani: ogni anno in Italia assistiamo indifferenti al tragico suicidio di oltre 400 giovani. A questo smarrimento il maestro accenna in un suo intervento presente nel libro.
In questo piccolo viaggio nella nostra memoria Uccio Biondi ci ha voluto accompagnare e ha voluto impreziosire il libro, regalando da par suo,una copertina appositamente disegnata che coglie lo spirito e l’essenza della figura umanistica del maestro.
Permettetemi un’ultima annotazione . Sono felice per il maestro , ma anche per la famiglia Conte e, in particolare, per Maria la quale aveva un groviglio esistenziale irrisolto giocato tra l’amore per questo padre bellissimo e il risentimento per una vita di dolore che le vicende esistenziali del maestro avevano procurato nel suo animo di un’allora innocente bambina. Ho seguito e capito il suo doloroso travaglio, la fatica di stendere le note dei ricordi, ma alla fine ce l’ha fatta e ci ha regalato quella sua bella pagina che è una chicca da ricordare nella nostra biblioteca della piccola memoria: “Socchiudo gli occhi: è sera,sono a letto. Lo sento arrivare silenzioso,quasi furtivo. Sistema le mie scarpe, che io premeditatamente ho lasciato fuori posto. Si accosta al mio letto, si piega,accosta l’orecchio alla mia bocca e ascolta il mio respiro per alcuni istanti. Rasserenato va via socchiudendo la porta della mia camera. E io prima di addormentarmi penso: “ Sta recuperando ciò che non ha potuto fare quando sono nata e mi pacifico con lui, con me stessa. Mando un pensiero a mia madre e dico:”Stai tranquilla,è qui,è tornato”.
Finisco coll’annotare due grandi anime del Novecento europeo che si addicono alla vicenda storica e umana di Gennaro Conte. Il primo è Giuseppe Ungaretti il quale scrisse questi lapidari versi: La morte/si sconta/ vivendo. Il secondo è Dietrich Bonhoeffer (mio teologo di riferimento ucciso in un campo di concentramento) che rifletteva: “Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che riescono a fare”.
Che questo libriccino possa aiutare la nostra comunità a ritrovare se stessa e che, con l’azione di ognuno, possa guardare con speranza al suo futuro e che la nostra comunità possa fare suo il titolo di un altro mio libro Paese mio vivrai,grazie a questi uomini esemplari.
Ceglie Messapica 29 agosto 2020-
Nel giorno del Martirio di San Giovanni Battista
Un abbraccio a tutte/i