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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 23 gennaio 2009

Rosso Novecento

Dalla redazione letteraria



La mia bella Patria.


Io sono un filo d'erba
un filo d'erba che trema
E la mia Patria è dove l'erba trema.
Un alito può trapiantare
il mio seme lontano.
Rocco Scotellaro

La parola “cafoni” mi fa tornare in mente ricordi di parte della mia vita trascorsa tra i "cafoni" di Carlo Levi e di Rocco Scotellaro e le letture delle opere degli stessi e di altri autori della cultura meridionale. Il saggio che sarà presentato questa sera si occupa di “ Storie di cafoni meridionali, radicati in un Novecento che non vuole saperne di passare…Libro locale che guarda al globale..." (Girolamo De Michele)   


Rocco Scotellaro /…./ è forse l’ultimo vero autentico poeta meridionale, un poeta impegnato nel civile, che rappresenta un modello culturale che va al di là di ogni retorica o di ogni forma di discussione accademica,di natura anche storica. C’è infatti in lui un intreccio di significati che non sono soltanto etici e letterari, quali la visione antropologica, la Lucania, il folklore, gli usi, costumi e tradizioni, il mediterraneo immenso patrimonio di tutti gli Scotellaro meridionali. C’è la storia che diventa tempo e il sentimento del tempo che cuce la memoria dei giorni …e c’è, naturalmente, il dramma dei cafoni, materia prima, combustibile ideologico e politico fatto di fatiche sudori attese e speranze, che Rocco riesce a trasformare, trasfigurare , in una nuova epica del lavoro e delle tribolazioni dei poveri , e lo fa con strumenti essenzialmente poveri, immagini naturalistiche efficaci e dirette, rime facili e lessico contadino…. e poi c’è l'insegnamento di Carlo Levi , il suo mentore, il suo grande amico del nord: tirar fuori orgoglio, la grinta, l’amor proprio, non piangersi addosso, rimboccarsi le maniche, darsi da fare, con entusiasmo, passione, costanza, in un mistico affratellamento. Lottare, insomma, per rivendicare una nuova qualità di vita, anche esagerando, magari, quando tutto sembra coalizzarsi contro i poveri: il potere sociale politico economico e religioso, e lo stesso stato che anziché un padre, sembra un bieco oppressore dei deboli e dei poveri.
Augusto Benemeglio
Fonte


Ceglie Messapica, venerdì 23 gennaio 2009
ore 17.30 atrio Casa Comunale, Via E. De Nicola

Presentazione del libro
Rosso Novecento
La Puglia dai cafoni ai no-global
Pietro Mita


Saluti del Sindaco
Prof.  Pietro Federico
Intervengono:
Prof. Vito Antonio LEUZZI
Direttore dell’Istituto Pugliese per la storia dell’antifascismo
e dell’Italia contemporanea
Prof.ssa Maria Antonietta EPIFANI
Saggista e musicologa


 




 


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