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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

martedì 12 aprile 2011

Clero liberale e Clero reazionario


Tokio - (Adnkronos/Dpa) - Il governo giapponese ha innalzato questa mattina l'allarme nucleare dopo che l'Agenzia per la Sicurezza Industriale e Nucleare ha determinato che dal reattore due della centrale Daiichi di Fukushima stanno fuoriuscendo quantità di materiale radioativo tali da ipotizzare che in futuro saranno superiori a quelle emesse dalla centrale ucraina.

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Capitolo quarto

Clero liberale e Clero reazionario

«Quando il Giannone, ponendo in risalto i nessi necessariamente intercorrenti tra la "storia civile" e la "storia ecclesiastica", affermava che la prima non poteva in nessun modo andar disgiunta dalla seconda... coglieva risolutamente un aspetto essenziale della storia del Mezzogiorno d'Italia...
«Sulla funzione della Chiesa nella storia del Mezzogiorno d'Italia si sa già molto, e non mancano le ragioni per coinvolgerla nelle responsabilità dei mali che hanno afflitto ed affliggono queste regioni; ma, al di là di qualsiasi valutazione sulle caratteristiche generali derivanti dalla presenza di una forte organizzazione ecclesiastica, converrà anche indagare sulla vita interna delle comunità periferiche meridionali, per tentar di conoscere il valore effettivo di certi condizionamenti, che restano ancora da essere illustrati in tutte le loro pieghe.

«... la società religiosa si presentava come una società omogenea ed in certo modo autonoma, legata alla base ad ampi strati della popolazione e fornita al vertice, attraverso una gerarchia sempre più salda, di un prestigio e di una capacità effettiva di potere, che ben potevano aspirare a misurarsi con quelli di cui erano dotati gli alti gradi dell'ordinamento civile, centrale o periferico.
«... il clero venne a stabilire una serie di rapporti con il mondo laico, ed anzi confermò la sua stessa azione in vista di un reale inserimento all'interno della popolazione e dei gruppi dirigenti.
«Tale sua azione ebbe una vastissima portata, ed interessò in maniera determinante lo stesso assetto sociale» delle regioni meridionali sino a condizionarne l'organizzazione e lo sviluppo.

Anche il clero del Circondario di Brindisi, che era numeroso e, per quanto riguardava molti suoi elementi, colto, era perfettamente inserito nella realtà locale e, perciò stesso, nel suo ambito furono avvertite da una parte le istanze del pensiero liberale che propugnava instancabilmente la libertà, l'indipendenza e l'unificazione della Penisola, nel mentre dall'altra si postulava la necessità come inderogabile impegno morale - di ribadire la propria fedeltà, solennemente proclamata con giuramento prestato nelle mani dell'ordinario diocesano, alla Dinastia regnante ed al Governo che ne impersonava la politica, ottemperando ai dettami del Concordato sottoscritto tra le due Potestà - la Santa Sede ed il Regno delle Due Sicilie - il 16 febbraio del 1818.
Ne derivarono aspri contrasti che raggiunsero il parossismo soprattutto in quei Comuni del Circondario di Brindisi che, secondo la giurisdizione ecclesiastica del tempo, in vigore da molti secoli, erano compresi nella Diocesi di Oria - una delle più estese e popolate di Terra d'Otranto - sulla cui cattedra sali, succedendo a monsignor Giandomenico Guida (1833-1848), dei Padri de11a Missione, il francavillese Luigi Margarita (1851-1888) appartenente allo stesso ordine del predecessore.
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GAETANO di THIÈNE SCATIGNA MINGHETTI, Risorgimento in Terra di Brindisi. Liberali e Reazionari, Kailinon, Ceglie Messapica, 1984.