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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

giovedì 22 settembre 2016

Niente treni la domenica


Gli autori, i giornalisti Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini hanno ricostruito con una serie di documenti in parte inediti quella che appare ogni giorno di più la storia del saccheggio della più grande ferrovia concessa d’Italia. Partendo dal granello che ha inceppato tutto l’ingranaggio, l’inchiesta sulle carrozze d’oro partita quasi per caso, con una ispezione programmata dall’Agenzia delle Entrate in tema di iva intracomunitaria, gli investigatori si sono imbattuti in ben altro. I treni acquistati in Polonia per quasi cento milioni di euro, dodici dei quali serviti per pagare una lauta provvigione a una società riconducibile a un imprenditore bolognese e la triangolazione di carrozze usate che hanno percorso più chilometri per arrivare in Puglia di quanti ne abbiano effettivamente fatti per trasportare cittadini pugliesi ancora in attesa di un servizio pubblico degno di questo nome, sono solo un pezzo della vicenda.
Nel libro si passano in rassegna anzitutto le consulenze milionarie spesso affidate senza una gara a evidenza pubblica e che hanno contribuito – ritengono i commissari – ad avere creato l’immenso buco quantificato in 311 milioni di euro. A beneficiarne esponenti vicini al mondo politico di destra, ma soprattutto di sinistra (in particolare quella cosiddetta “Ferroviaria”). Le tracce hanno portato gli autori quasi sino alle porte del Vaticano e di certi ambienti cattolici. Gli stessi personaggi, a volte intere famiglie, hanno fornito per anni, a volte decenni, interi servizi appaltati all’esterno.