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Na strende m'agghje 'ndise atturne o core / de fueche. Na u fa cchjù, ca pozze more. Da “Nu viecchju diarie d'amore” di Pietro Gatti

venerdì 21 ottobre 2016

e nisciune se ne 'mporta...


... o importa a pochi. Chi si deve occupare del restauro della chiesa di San Domenico? 
L'acqua non "trapana" più? Con le piogge invernali è possibile che la situazione peggiori? Se l'acqua non "trapana" più, il degrado progredirà? 

Toc, toc... c'è nessuno?



La chiesa di san Domenico è tra le più significative espressioni del barocco presenti nella città di Ceglie Messapica. Sobria e leggera all’esterno, con una imponente scalinata d’accesso, la chiesa rappresenta da un punto di vista architettonico, un complesso alquanto diverso da altri edifici sacri dell’epoca per una intima pacatezza che la rende anello di passaggio tra il barocco leccese e quello meno carico della vicina Martina Franca. La facciata è percorsa sia nella parte superiore che inferiore, da paraste laterali; presenta come elemento decorativo preponderante, il ricco portale bugnato, separato dal timpano e interrotto nella parte sommitale, da un cornicione con aggetti laterali. La chiesa è ad una sola navata, sulla quale si affacciano le cappelle con altari barocchi in pietra viva, sormontati da pale e medaglioni. Tra questi, di particolare interesse, è l’altare che custodisce un quadro raffigurante la Madonna tra i santi Domenico di Guzman e Caterina da Siena. La tela si inserisce in una scenografia barocca che offre al visitatore  la visione di colonne tortili finemente intarsiate e decorate con stucchi color oro ed una singolare cornice costituita da quindici piccoli tondi raffiguranti episodi della Via Crucis. Altro altare riccamente decorato è quello che conserva il quadro raffigurante la Presentazione al Tempio di Gesù, con ai lati le statue dei santi Agostino e Alberto Magno, Dottori della Chiesa. Di pregevole fattura, invece, l’altare centrale in marmo intarsiato con il portello del ciborio, donato nel 1866 da Pietro Allegretti Cavallo, dietro al quale troviamo il coro ligneo dall’impianto ancora medievale e mirabile esempio del paziente lavoro di intarsio compiuto dalle maestranze locali. Ad esso fanno da pendant i due pulpiti di legno, uno più antico e più basso e l’altro, aulico e solenne, situato al di sopra di un confessionale, che presenta ricche decorazioni a motivi fitomorfi, incorniciati da colonnine tortili e sormontate da capitelli compositi che ricordano quelle degli altari laterali. Sulla porta centrale è collocata L’Ultima cena del Casale, del 1776, dal segno sicuro e dagli ariosi colori, mentre sulla cantoria che sovrasta – come nella chiesa Madre di Grottaglie – il marmoreo altare maggiore, troneggia uno splendido organo i cui legni, laccati di verde pastello e filettati di oro zecchino, attendono la mano attenta di un accorto restauratore. In una nicchia discosta troviamo la statua di san Domenico di Guzman, che fornisce il nome alla chiesa. La chiesa fu dedicata proprio a san Domenico dai frati domenicani, nel 1688, perché santo fondatore del loro Ordine, e fecero di tutto per mantenere vivo quel nome. Collocato nei punti importanti, si vede lo stemma dei Domenicani che espressero in questa chiesa – ricca in ogni dove di statue di santi dell’Ordine – e nell’attiguo convento, in passato sede del Comune di Ceglie Messapica, tutta la devozione al grande Padre Fondatore. Nella sacrestia si conserva, sovrastato dal busto della duchessa, il sacello di Isabella Noirot del Belgio, consorte del duca di Ceglie don Diego Lubrano, deceduta in giovane età nell’anno 1641.

Informazioni
La chiesa è chiusa al pubblico.
Bibliografia
Turrisi, C. (1978), La Diocesi di Oria nell’Ottocento, Roma, Università Gregoriana Editrice.
Conte, Is. – Scatigna Minghetti, G. (1987), Ceglie Messapico. Arte – ambiente – monumenti, Martina Franca, Nuova Editrice Apulia. 
Scatigna Minghetti, G. (2008), Ceglie Messapica, in La Via di Maria. Fede, Arte, Storia. Percorsi Mariani nella Diocesi di Oria, Manduria, pubblicazione a cura dell’Azione Cattolica Italiana, Diocesi di Oria.