Pensare altrimenti
Diego Fusaro
Giovedì 13 luglio ore 19.30
Castello Ducale
Sentire altrimenti
Un tempo non era permesso a nessuno di pen
sare
liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nes
suno
ne è piú capace. Ora la gente vuole pensare
ciò che si suppone debba pensare. E questo lo
considera libertà.
O. Spengler, Il tramonto dell’Occidente.
La storia dell’umanità è storia di dissensi. Da sempre,
sia pure in forme, con esiti e presupposti reciprocamente
irriducibili, gli uomini si rivoltano.
Lo fanno in modi molteplici e stratificati, che difficilmente
si lasciano ricondurre a un paradigma unitario:
e che, non di meno, presentano come orizzonte
comune l’opposizione, la protesta, la rivendicata antitesi
rispetto a un ordine costituito o, piú semplicemente,
a un «comune sentire» (consensus) che si pretende
giusto o, comunque, il solo legittimo1
.
La rivoluzione e la ribellione, la defezione e la protesta,
la rivolta e l’ammutinamento, l’antagonismo e il
disaccordo, l’insubordinazione e la sedizione, lo sciopero
e la disobbedienza, la resistenza e il sabotaggio,
la contestazione e la sollevazione, la guerriglia e l’insurrezione,
l’agitazione e il boicottaggio: sono tutte
figure proteiformi del dissenso, espressioni plurali
che trovano il loro fondamento nell’unica matrice del
«sentire altrimenti» rispetto all’ordine, al potere, al
discorso dominante.