Perchè in un PUG si debbano studiare le caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche e geologiche di un territorio, imponendo di conseguenza dei vincoli necessari per la sicurezza e compatibili con lo sviluppo, sono spiegate in questo articolo sul nubifragio che ha colpito la Sardegna.
In Sardegna sono oltre cinquanta le cittadine e i paesi a forte rischio ambientale. ''Ma e' il disordine urbanistico di questi ultimi decenni il vero responsabile'', spiega Felice Di Gregorio, professore di Geologia ambientale nella facolta' di Scienze dell'universita' di Cagliari, in un'intervista alla 'Nuova Sardegna'. In pratica ''non sono i capricci del clima o le violente precipitazioni meteoriche a dover essere incolpate, ma le dissennate scelte edilizie''. Le previsioni meteo sono oggi sempre piu' precise, vi sono sistemi che permettono di sapere, come e' avvenuto per l'alluvione di mercoledi', che vi sarebbe stata una pioggia molto intensa.
''La responsabilita' - spiega Di Gregorio al quotidiano locale - nasce dal modo con cui si e' urbanizzato. Spesso vi sono state costruzioni abusive, ma molto piu' spesso gli interventi di lottizzazione sono derivati dai piani urbanistici che hanno permesso di intervenire anche in zone sensibili, vicine ai letti dei fiumi e dei corsi d'acqua (da Pirri a Castiadas, da Bosa a valle di Quirra)». Lo studio dei territori e della loro orografia (coi relativi rilievi) racconta che si sono formati col tempo come dei ''corridoi'' funzionali al trasporto delle acque, piovane (ma non solo)''.
Ma ''quando l'uomo interferisce - sottolinea Di Gregorio - con urbanizzazioni che non lasciano un'area di rispetto sufficiente dal rio o dal fiume (come ad Assemini, Elmas, Sestu, Capoterra ecc.) allora si crea il rischio ambientale idrogeologico''. I geologi, da anni, hanno lanciato l'allarme. ''Adesso purtroppo - precisa Di Gregorio - scontiamo l'effetto di questa mancata attenzione verso il territorio. Oggi, pero', e' stato redatto il Pai, il piano regionale di assetto idrogeologico in cui si individuano le principali zone a rischio. Anche se va detto che nell'attuazione del piano occorre una maggiore velocita'''. "L'area di Capoterra - conclude il geologo - e' diventata un tragico esempio da manuale, ma sono diverse le aree interessate a questo tipo di rischi. Tra queste c'e' anche Bosa: in passato le acqua del Temo sono arrivate sino ai balconi del primo piano delle abitazioni. In tutta l'area vi sono pure tanti altri piccoli corsi d'acqua, interessati a varie lottizzazioni''.
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